“Non ho voglia di partecipare a una trasmissione stercoraria. Ciò che ha detto adesso Marco Lillo è rovistare nella merda, le destinazioni d’uso, il piccolo appalto. Non mi piacciono queste cose qui. La mafia a Roma non esiste e questo lo hanno capito tutti, compreso il procuratore generale della Cassazione. Siamo in presenza di un giornalismo di quart’ordine. Arrivederci”. È scontro, durante la puntata del 6 marzo 2015 di ‘Radio Anch’io’, tra il giornalista Giuliano Ferrara e Marco Lillo, (Il Fatto Quotidiano) sull’inchiesta Mafia Capitale, al centro di I re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di mafia Capitale’ (Chiarelettere), scritto dal giornalista del Fatto con Lirio Abbate (L’Espresso) e in particolare sulla vicenda, raccontata nel libro inchiesta, che vede coinvolta una società immobiliare, amministrata per l’83 per cento dal capitano della Roma Francesco Totti, che affitta case al Comune di Roma per l’emergenza abitativa. “Quando raccontiamo nel libro la vicenda di Totti, pur precisando che il capitano potrebbe non sapere nulla e che non è indagato – ribatte Lillo – lo raccontiamo con gli occhi di Elisa Ferri, dell’inquilina di questo palazzo con tre bambini che tutti i giorni si svegliano con l’acqua nel loro letto. Probabilmente Giuliano Ferrara quando scrive il Foglio lo fa pensando a Gianni Alemanno. Io in questo sono diverso da lui e ne sono orgoglioso”. E Abbate corregge anche l’affermazione dell’ex direttore del Foglio: “Era il procuratore generale della Corte dei Conti”. Ma la polemica va oltre la trasmissione radiofonica e prosegue a mezzo scritto, con un ulteriore attacco di Ferrara, che in un articolo sul Foglio ammonisce: ‘Giù le mani dal Pupone’  di Chiara Carbone

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