Aveva raccontato di avere abortito in seguito alle manganellate della polizia durante gli sgomberi del quartiere Corvetto, a Milano, dello scorso 18 novembre. Ora la donna rumena di 37 anni è indagata per calunnia. Gli inquirenti hanno effettuato alcune perquisizioni e le hanno notificato un invito a comparire per rispondere alle contestazioni mosse. Decisivo il racconto di una testimone, invitata dalla famiglia a deporre, che ha spiegato agli inquirenti di aver ricevuto pressioni per accreditare la versione della donna. La notizia, riportata dal Corriere della Sera, è stata confermata da fonti giudiziarie. Sotto indagine anche la sorella della donna e un’amica, anch’esse con la stessa accusa. La donna, un’occupante abusiva incinta di sei mesi al momento dell’aborto, aveva raccontato ai medici della clinica Mangiagalli di essere stata colpita con un manganello dalle forze dell’ordine due giorni prima. Gli esami sul feto però avrebbero accertato che l’aborto si è verificato per problemi fisiologici interni, mentre non è stata riscontrata alcuna lesione esterna, come del resto avevano sottolineato gli stessi medici al momento del ricovero. Dalle intercettazioni emerge inoltre il tentativo da parte della donna (che non aveva nemmeno sporto denuncia), della sorella e dell’amica di far passare una versione falsa e di convincere anche altre persone a farlo. Non ci sono né filmati, né testimonianze compatibili con la versione. La Procura, dunque, si appresta a chiudere le indagini e a formulare la richiesta di rinvio a giudizio.
Cronaca
Milano, indagata per calunnia. Disse di aver abortito perché colpita dalla polizia
Raccontò ai medici di essere stata picchiata dagli agenti con un manganello durante gli sgomberi degli alloggi popolari del quartiere Corvetto dello scorso 18 novembre ma non sono state riscontrate lesioni. Una testimone: "Pressioni per accreditare la sua versione"
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