Il pontefice parla di fronte a 100mila persone riunite per i 60 anni del movimento di don Giussani: "Non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri"
“Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una ‘spiritualità di etichetta’: ‘Io sono CL’; e cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una ONG”. Papa Francesco ha spiazzato gli oltre 100mila membri di Comunione e liberazione presenti in piazza San Pietro per celebrare i 60 anni del movimento e i 10 anni dalla morte del fondatore, don Luigi Giussani. Bergoglio ha spiegato che “il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata. Fedeltà al carisma non vuol dire ‘pietrificarlo’, è il diavolo che ‘pietrifica’, non vuol dire scriverlo su una pergamena e metterlo in un quadro. Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato don Giussani – ha aggiunto il Papa – non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta invece fedeltà alla tradizione e fedeltà alla tradizione, diceva Mahler, ‘significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri’. Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi”.
Anche ai membri di Cl il Papa ha voluto rivolgere l’invito a “essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa ‘in uscita’. La strada della Chiesa – ha spiegato Francesco – è uscire per andare a cercare i lontani nelle periferie, a servire Gesù in ogni persona emarginata, abbandonata, senza fede, delusa dalla Chiesa, prigioniera del proprio egoismo. ‘Uscire’ significa anche respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera”. Per Bergoglio, dopo 60 anni, il carisma originario di Comunione e liberazione “non ha perso la sua freschezza e vitalità. Però, ricordate sempre che il centro è uno solo: Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere ‘decentrati’: al centro c’è solo il Signore! Non dimenticatevi mai di questo”.
Bergoglio si è detto “riconoscente a don Giussani” per “il bene che quest’uomo ha fatto a me e alla mia vita sacerdotale, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli”. Ma anche perché “il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo”. E ha voluto riprendere una frase che don Giussani scrisse a san Giovanni Paolo II in occasione dei 50 anni di Cl: “Non solo non ho mai inteso ‘fondare’ niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta”.
Il Pontefice ha, quindi, ricordato “quanto importante fosse per don Giussani l’esperienza dell’incontro: incontro non con un’idea, ma con una persona, con Gesù Cristo”. E qui Bergoglio ha spiegato che “il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa”. Per Francesco, infine, “la morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura ‘ingiusta’ secondo i criteri umani, di uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana – ha concluso il Papa – non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende. E la strada della Chiesa è anche questa: lasciare che si manifesti la grande misericordia di Dio”.
Twitter: @FrancescoGrana