Rileggo un mio vecchio post di due anni fa 8 Marzo “contro” la festa della donna e mi accorgo di non avere niente da aggiungere a quanto già ho esposto, lo riscriverei uguale. Eppure qualcosa continuo ad avere voglia di mettere nero su bianco ed il compito diventa arduo, il rischio di ripetermi è alle porte. Decido allora di fare un gioco o meglio di lanciare una provocazione, due anni fa mi sono pronunciato “contro” la festa della donna, quest’anno mi pronuncio “a favore” della festa dell’uomo.
Propongo l’istituzione di un giorno specifico annuale per ricordare le attenzioni che noi uomini abbiamo ricevuto e i soprusi che abbiamo evitato solo per il fatto di essere tali, le volte che siamo passati avanti alle donne, le volte che la nostra carriera non è stata messa in discussione a causa di una nostra improbabile gravidanza, le volte che il cervello ha potuto rappresentare il nostro meglio sui mass media senza doversi affidare a corpi accattivanti e succinti, le volte che i nostri padri (e le nostre madri) ci hanno concesso maggiori libertà rispetto alle nostre sorelle, le volte in cui ruoli di potere e di capacità ci sono stati prospettati come il nostro naturale destino, le volte che abbiamo potuto girare per le strade notturne delle nostre città senza timore, le volte che abbiamo potuto “far valere la nostra ragione” con la forza e la paura, le volte che abbiamo bestialmente soddisfatto nostri desideri, voglie e capricci senza tenere conto di nulla.
Credo che, se noi uomini, partissimo da questo, dall’avere un giorno specifico per riflettere insieme su cosa ha significato il nostro genere nella nostra vita, negli altri 364 giorni qualcosa potrebbe cambiare nei nostri atteggiamenti e comportamenti. Ed allora forse sì che il termine festa potrebbe essere anche adeguato, potremmo festeggiare le differenze e valorizzarle anziché farne strumento di potere e controllo o averne paura o, al contrario, negarle e far finta che non ci siano.
Come la giornata internazionale della donna è ben rappresentata dalla mimosa, bisognerebbe ora trovare un fiore o una pianta che rappresenti la festa dell’uomo. Propongo l’adoxa il cui significato, nel linguaggio floreale, è quello di fragilità. Mi piace l’idea che la festa dell’uomo possa essere rappresentata dalla fragilità perché è proprio ciò che noi uomini non ci permettiamo mai, non ce l’hanno mai insegnato.
Spesso neanche le donne sanno realmente accogliere la nostra debolezza, non la conoscono, sembra loro strana e estranea, possono rifiutarla, consolidando in noi la convinzione che bisogna tenersi dentro ogni cosa. Mostrarsi vulnerabili è un lusso, molte incomprensioni e violenze nascono dal nascondere la propria debolezza, considerandola quasi un marchio d’infamia per cui si resiste e si accumula fino ad esplodere.
Il vero uomo non è fragile, continuano a dirci, ma sono solo degli sconsiderati, il vero uomo è solo una figura mitologica ed in quanto tale non esiste. Esiste solo l’uomo ed egli può essere fragile e non dovrebbe mai avere paura di mostrarlo.
Non resta che decidere il giorno della festa dell’uomo, ma non posso proporre tutto io…