Scienza

Depressione, studio dell’Imperial College: “Lsd la cura nei malati terminali”

È la conclusione cui è giunta una ricerca condotta da David Nutt, docente della prestigiosa università britannica, che accusa le autorità per il loro ostracismo nei confronti dei suoi studi: sono vittima di "censura, come quella che colpì Galileo nel 1600"

Dimenticate tutti quei “trip” degli artisti degli anni Sessanta e Settanta, dimenticate l’aspetto “ricreativo” di una droga che è diventata tale per decisione di una convenzione delle Nazioni unite nel 1971, quasi 33 anni dopo la sua invenzione. Per il professor David Nutt, studioso dell’Imperial College londinese e uno dei massimi esperti di droghe del Regno Unito, l’LSD (dietilamide-25 dell’acido lisergico) in ambito controllato potrebbe avere ottimi effetti nella cura contro la depressione in malati terminali e in alcolisti. La controversa ipotesi del professore – che un tempo era consulente del governo ma che poi perse il posto dopo aver sostenuto che alcune droghe illegali siano meno dannose di alcol e tabacco – sarebbe provata dai risultati di un esperimento effettuato su 20 volontari nei laboratori dell’Università di Cardiff, in Galles. Le scansioni cerebrali dei pazienti avrebbero mostrato quello che Nutt cercava da tempo e cioè la conferma che l’LSD, se usata in modo controllato, potrebbe aiutare a contrastare “il male di vivere”, quella depressione che assilla spesso chi ha malattie non guaribili e che viene al massimo “silenziato” e “annullato” con l’utilizzo di oppiacei, come ha sottolineato lo stesso Nutt.

Dopo la rivelazione dei risultati dello studio preliminare, il ministero dell’Interno britannico ha comunque tenuto a precisare che LSD e altre droghe “rimangono illegali, così come stabilito dai comitati scientifici” e che quest’uso controllato in laboratorio “sarà monitorato per evitare che le sostanze cadano nelle mani della criminalità”. Il professor Nutt intanto ha tenuto una conferenza stampa e ha parlato apertamente di “censura, come quella che colpì Galileo nel 1600”, citando uno per uno tutti gli ostacoli che ha dovuto superare in questo studio. A Nutt servono anche ulteriori fondi, per l’analisi definitiva dei risultati di queste scansioni cerebrali, ma appunto per questa “chiusura” da parte delle istituzioni, come lui l’ha definita, ricorrerà ora al crowdfunding su internet, con l’obiettivo di raccogliere 25mila sterline, circa 35mila euro al cambio attuale, il prima possibile. “Questo è uno dei più grandi contributi che queste sostanze possono dare nel campo della salute mentale”, ha ripetuto Nutt, esprimendo la speranza che un giorno l’utilizzo di queste droghe possa essere depenalizzato.

Permane però un problema di fondo, come in queste ore stanno sottolineando diversi esperti scientifici di altri istituti, e cioè che l’LSD diventò illegale negli anni Settanta – dopo essere stata abbondantemente usata per qualche decennio, soprattutto in campo artistico – proprio per gli effetti a lungo termine di questa sostanza sul corpo umano. Si va dalla tachicardia agli effetti psicotici come megalomania e allucinazioni, dall’iperglicemia ai problemi respiratori, alla dissociazione di memoria. Nutt dice ora però che forse il gioco vale la candela nel caso di persone con pochi mesi o con meno di un anno di vita, malati terminali che spesso muiono di depressione ancora prima che di vera e propria malattia. Ma la sostanza avrebbe ottimi risultati, ha sottolineato il professore, anche nel caso di trattamento di quella depressione che porta all’alcolismo e che a causa dell’alcolismo diventa ancora più devastante.

La spiegazione per Nutt è semplice. L’LSD, producendo la senzazione di viaggi extracorporali, darebbe al sofferente di depressione – condizione legata alla sua malattia terminale – la senzazione di far parte “di un tutto, di un’eternità”, riconciliandolo quindi “con il mondo e con l’universo”. La stampa britannica ora cita anche uno studio americano del 2014, secondo il quale l’LSD aiuterebbe a far superare il pensiero costante della morte nei malati terminali, così come un altro studio americano del 2006 che ne esaltava le qualità nella lotta contro il disordine da stress post-traumatico.

Rimane il fatto che il professor Nutt, nel 2009, era stato licenziato dal governo, che lo aveva ingaggiato in precedenza nel comitato contro l’abuso di droghe, per aver scritto su un documento ufficiale che “l’alcol è la quinta droga più pericolosa, dopo eroina, cocaina, barbiturici e metadone. Il tabacco è la nona droga più pericolosa, mentre cannabis, LSD ed ecstasy risultano essere nella lista rispettivamente undicesima, quattordicesima e diciottesima”. Il governo si arrabbiò, arrivando appunto a chiedere a Nutt di dimettersi. Il professore, in risposta, disse che la decisione era legata “al particolare momento storico e politico britannico”. Ora la sfida si è spostata nuovamente in ambito accademico e il vulcanico professor Nutt farà parlare molto di sé nelle prossime settimane.