“Annunciamo la nostra fedeltà a Isis e al Califfo al-Baghdadi, al quale obbediremo in tempi difficili e in tempi di prosperità”. Dopo mesi di silenzio, Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, torna a parlare in un audiomessaggio, la cui veridicità è ancora da stabilire, per giurare fedeltà allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. Un giuramento che arriva mesi dopo la dichiarazione di comunione d’intenti (la creazione di un Emirato Islamico) che il leader dei terroristi nigeriani aveva lanciato sul web e che rappresenta, così, l’ultima prova che il terrorismo internazionale di matrice islamista guarda sempre di più al modello Isis.
“Noi crediamo che non esista una cura per mettere fine alle divisioni della Umma (la comunità islamica, ndr) se non il califfato – esclama la voce protagonista dell’audiomessaggio circolato nella giornata di sabato – chiediamo anche a tutti i musulmani di unirsi a noi”. Una chiamata nella terra dell’Islam che segue lo stile usato dai miliziani in nero di al-Baghdadi che, con una grande campagna di propaganda su internet, invitano “i veri musulmani” a raggiungere il califfato.
Nessuna risposta alle parole di Abubakar Shekau arriva, però, dai vertici delo Stato Islamico, sempre restii ad accettare alleanze con altri movimenti terroristici. Anche nei mesi scorsi piccole cellule terroristiche nel Maghreb e in Yemen avevano giurato fedeltà al califfo, chiedendo di potersi unire alla causa di Isis, operando dai territori che già controllavano. Offerta, però, rispedita al mittente con tanto di smentita sui profili social dei miliziani del califfato.
Se, però, le piccole fazioni legate ad Al Qaeda hanno una struttura e un’organizzazione diversa da quella dello Stato Islamico, il gruppo terroristico attivo in Nigeria persegue da sempre l’ideale della creazione di un vero e proprio emirato in Africa. Boko Haram ha infatti una struttura territoriale simile, anche se al momento non così ben organizzata dal punto di vista politico-amministrativo, a quella di Isis, con i combattenti che hanno guadagnato terreno fino a conquistare gran parte dei territori a nord-est del Paese, soprattutto nello Stato del Borno, sconfinando anche in Camerun e in Ciad. Conquiste che hanno costretto la commissione elettorale di Abuja a rimandare le elezioni presidenziali, in programma per il 14 febbraio, al 28 marzo, quando, si augura il presidente Goodluck Jonathan, la coalizione militare formata dagli eserciti di Nigeria, Camerun e Ciad sarà riuscita a riconquistare i territori in mano agli uomini di Abubakar Shekau.
Il messaggio di fedeltà nei confronti dello Stato Islamico è solo l’ultima prova del potere attrattivo che il gruppo del califfo al-Baghdadi esercita sui movimenti islamisti sparsi per il mondo. Dai miliziani libici di Derna e Sirte ai terroristi presenti nel nord del Libano, ad Arsal e Tripoli, fino ai Taliban più radicali in Afghanistan e Pakistan e ora i terroristi di Boko Haram: tutti questi gruppi hanno giurato fedeltà al califfato. Segno che, nella lotta per il potere all’interno delle organizzazioni terroristiche islamiste, Isis ha più successo, soprattutto tra gli jihadisti più giovani, rispetto al movimento guidato dal dottore egiziano Ayman al-Zawahiri.
Una lotta, quella tra le due grandi organizzazioni terroristiche, destinata ad andare avanti, con lo Stato Islamico che, da oggi, ha un nuovo alleato per allargare la sua influenza in tutta l’area centrafricana. Boko Haram, infatti, potrebbe rappresentare un modello attrattivo per tutti quei movimenti jihadisti presenti nei Paesi dell’Africa centro-occidentale, come ad esempio il Mali.