Doveva essere la partita del riscatto, restano ancora due incompiute. Napoli e Inter pareggiano, confermando limiti e storture che ne rallentano le rispettive corse verso gli obiettivi possibili. Avrebbero bisogno di vincere entrambe. L’una per andare a prendere la Roma, in grave difficoltà, l’altra per tentare un disperato inseguimento all’Europa pesante. Alla fine si dividono la posta, quello che non serve a nessuno. La colpa è di amnesie e clamorosi momenti di calo, una costante della stagione che né Benitez né Mancini riescono ad arginare. Ecco allora che il Napoli, pungente per settanta minuti, si affloscia negli ultimi venti. E tanto basta a un Inter incapace di produrre pericoli in oltre un’ora per rimontare e chiudere sul 2-2, stesso risultato della partita d’andata.
Fino all’ultimo quarto d’ora non l’avrebbe detto neanche il più inguaribile degli ottimisti che i nerazzurri potessero uscire con punti in tasca dal San Paolo. Perché Hamsik e compagni sono martellanti nel pressing e nelle ripartenze fin dal primo minuto. Lasciano che sia l’Inter a palleggiare, la costringono a infilarsi in un imbuto a venticinque metri dalla porta e lì tendono gli agguati. Ordinata la difesa, sontuoso Inler in fase di copertura, velocissimi i quattro davanti a catapultarsi in attacco. Il più pericoloso è Mertens, scelto a sorpresa da Benitez al posto di Gabbiadini. Il belga crea una, due, tre occasioni e tiene in costante apprensione i centrali. Se all’intervallo la gara è ancora in equilibrio, Mancini deve ringraziare l’imprecisione di Higuain (clamoroso errore a porta spalancata) un Ranocchia impeccabile a differenza dei quarti di finale proprio qui al San Paolo.
Il capitano nerazzurro si ripete anche a inizio ripresa ancora su Mertens, ma non può nulla quando Hamsik avvia l’azione e si tuffa al centro aspettando l’invito di Henrique: lo slovacco prende in mezzo i centrali e spacca la partita. Si concretizza così tutta la mole di gioco prodotta nel primo tempo. La superiorità del Napoli continua e ancora Juan Jesus è distratto in occasione del raddoppio, firmato da un destro splendido di Higuain, troppo libero di colpire al limite dell’area. Mancini si sbilancia: Hernanes per Brozovic disegna un nuovo 4-2-3-1 con il quale l’Inter cerca sfogo sulle fasce, provando a innescare Shaqiri, fin lì non pervenuto se non per un cross telecomandato per la testa di Icardi (fuori di poco). In realtà la mossa trasforma totalmente i nerazzurri, complice anche un Napoli in netto calo fisico. Santon ha gamba e spazio per affondare a destra. Dall’ennesima sgroppata dell’ex Newcastle nasce il gol di Palacio dopo un batti e ribatti in area. È la scintilla che dà il via all’assalto, chiuso con il rigore concesso per l’atterramento ancora di Palacio da parte di Henrique (espulso) e trasformato con uno scavetto da Icardi. Incredibile eppure vero: il Napoli si squaglia e l’Inter rientra. Non serve a nessuno. In particolare ai nerazzurri, che dovrebbero rosicchiare punti proprio ai partenopei. Ma a guardare le statistiche della stagione viene difficile pensare che Mancini possa credere davvero nel terzo posto: tra le squadre che la precedono in classifica, l’Inter ha finora battuto solo Genoa e Sampdoria. Troppo poco per sperare di riprendere un Napoli che nonostante i continui harakiri continua a tenere nel mirino la Roma, più per i demeriti dei giallorossi che per la propria costanza nei risultati.