Fare il saluto fascista in uno stadio non è reato. La sentenza è stata emessa venerdì pomeriggio dal Tribunale di Livorno, quando il giudice Antonio Perrone ha deciso di assolvere i quattro ultrà dell’Hellas Verona  accusati “di aver compiuto manifestazioni esteriori usuali del disciolto partito fascista nell’eseguire il gesto del saluto romano”. Le motivazioni non saranno pubblicate prima di 30 giorni, quindi verosimilmente solo tra un mese si potrà capire perché il giudice non ha accolto le richieste del pm Alessandro Crini, che chiedeva una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione.

La partita cui si fa riferimento è Livorno–Hellas Verona del 3 dicembre 2011, valida per il campionato di Serie B. Quel giorno intorno allo Stadio Armando Picchi si verificarono diversi scontri tra i padroni di casa e gli ospiti. E’ infatti storicamente una sfida a rischio quella tra gli ultras livornesi, di sinistra, e i veronesi legati all’estrema destra: basti pensare al raduno dello scorso anno, in cui la curva veronese pensò bene di parcheggiare le macchine a forma di svastica, o a quello che successe l’anno dopo nella stessa partita, in cui per 90 minuti i tifosi scaligeri insultarono la memoria di Piermario Morosini.

Ritornando a quel 3 dicembre 2011 invece, quattro ultras del Verona furono individuati dalle telecamere a circuito chiuso dello stadio, mentre intonavano cori inneggianti al duce e facevano il saluto romano. Si tratta di Giovanni Andreis, 23 anni di Sommacampagna, Andrea Morando, 38 di Pescantina, Sebastiano Zamboni, 25 di Bussolengo, e Federico Ederle, 45 di Grezzana. I quattro sono stati denunciati per reati in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa. In attesa di conoscere le motivazioni dell’assoluzione, sono invece note le tesi degli avvocati difensori dei quattro: Giuseppe Trimeloni e Cristiano Ballarini. Come riporta Il Tirreno, i legali nell’arringa finale hanno sostenuto: “Il pericolo, con quel gesto, di far aderire all’ideologia fascista altre persone, come da art. 2 della legge Mancino, è infondato perché nell’occasione si confrontavano due tifoserie che sono ideologicamente avverse, dunque nessuno dell’altra fazione avrebbe potuto aderire a dettami fascisti”. Per poi aggiungere: “Non c’è stato nessun atto discriminatorio per quello che riguarda la razza, la religione e la nazionalità, visto che si tratta di due tifoserie italiane che professano la religione cristiano cattolica”. Ora, è quanto mai necessario conoscere le motivazioni dell’assoluzione, destinata a far discutere a lungo, per una sentenza che rischia di diventare un sensazionale precedente nell’ambito dei reati di apologia del fascismo.

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