La holding a cui fanno capo il gruppo Espresso, le cliniche Kos e i componenti automobilistici di Sogefi ha chiuso il 2014 con una perdita inferiore a quella monstre di quasi 270 milioni registrata nel 2013. A risollevare i risultati è stato l'accordo sulla ristrutturazione del debito della società energetica, che passerà agli istituti creditori
Archiviati i guai di Sorgenia, passata sotto il controllo delle banche creditrici, la famiglia De Benedetti vede ridursi le perdite della holding Cir. Il gruppo a cui fanno capo il gruppo editoriale L’Espresso, le cliniche Kos e i componenti automobilistici di Sogefi ha infatti chiuso il 2014 con un rosso di 23,4 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto a quello monstre di 269,2 milioni registrato nel 2013 a causa dell’azzeramento del valore della società energetica in bilancio. Escludendo gli oneri non ricorrenti, lo scorso esercizio è terminato con un utile di per 12 milioni di euro, contro la perdita di 32,6 milioni del precedente. Stabili i ricavi, a 2,39 miliardi rispetto ai 2,403 del 2013.
La crescita, si legge nella nota del gruppo presieduto da Rodolfo De Benedetti e guidato da Monica Mondardini, “è dovuta principalmente al miglioramento del margine di Espresso, di Kos e della capogruppo Cir Spa, che hanno più che compensato il calo della redditività registrato da Sogefi”. Quest’ultima ha visto infatti l’utile calare a 3,6 milioni dai 21,1 del 2013 a causa della debolezza del mercato sudamericano e del settore auto in generale. Il gruppo editoriale che comprende il settimanale omonimo e il quotidiano Repubblica ha invece, attraverso un piano di contenimento dei costi, archiviato il 2014 con un risultato positivo per 8,5 milioni contro i 3,7 del 2013, nonostante la riduzione del 7,6% dei ricavi pubblicitari. In lieve progresso anche Kos, che gestisce residenze sanitarie e centri di riabilitazione: l’utile della società è a quota 12,3 milioni rispetto agli 11,8 del 2013. Alla luce dei conti, il consiglio di amministrazione proporrà che non siano distribuiti dividendi agli azionisti. Rimarrà a secco, dunque, anche la holding Cofide, che ha il 45,9 per cento di Cir ed è controllata da Rodolfo, Marco ed Edoardo De Benedetti attraverso la Fratelli De Benedetti sapa.
I risultati complessivi della conglomerata dei De Benedetti, comunque, si sono risollevati soprattutto grazie all’accordo con gli istituti di credito per la ristrutturazione del debito di Sorgenia, che aveva raggiunto quota 1,8 miliardi. Il 25 febbraio il tribunale di Milano ha concesso l’omologa al piano, che prevede un aumento di capitale da 400 milioni e in seguito al quale la società fino a ora controllata al 53% da Cir e al 47% dagli austriaci di Verbund passerà alle diciannove banche creditrici. Primo azionista con il 22% sarà Monte dei Paschi di Siena, seguito da Unicredit, Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm. E proprio il deconsolidamento del debito di Sorgenia ha determinato il forte miglioramento della posizione finanziaria netta del gruppo, scesa a -112,8 milioni dai -1,8 miliardi del dicembre 2013. Sull’investimento fallimentare nella controllata dell’energia, d’altronde, lo stesso figlio dell’Ingegnere l’estate scorsa ha fatto mea culpa, definendolo “un insuccesso“.
Va ricordato peraltro che anche nel 2013 i conti sarebbero stati ben peggiori senza i 494 milioni incassati da Fininvest in seguito al lodo Mondadori. E’ stato quell’introito a permettere a Carlo De Benedetti, che proprio nel 2013 ha ceduto le quote di controllo di Cir ai figli restando nel gruppo come presidente onorario, di contenere i danni a poco meno di 270 milioni.