“Conquistare nuovi clienti”. Questo è l’obiettivo con cui, secondo il membro del board Ian Robertson, la BMW sta arricchendo la parte bassa della sua gamma con nuovi modelli “piccoli”. Se prima fra le compatte esisteva solo la sola Serie 1 nelle varie versioni, nel 2014 la Casa di Monaco ha deciso di creare la “Serie 2”: sotto questa denominazione, oltre a una coupé e una cabrio, BMW offre una monovolume a 5 posti, la Active Tourer, e ora anche la variante a 7 posti, la Grand Tourer, al debutto al Salone di Ginevra. Dove è stata presentato anche l’aggiornamento della Serie 1: più di un restyling, se è vero che è cambiata anche la gamma motori, cui sono state aggiunte unità a tre cilindri. E poi naturalmente fra i modelli più piccoli del gruppo BMW c’è l’elettrica i3 e l’intera gamma Mini.
“Abbiamo visto che il segmento delle piccole premium sta crescendo più in fretta del resto del mercato”, spiega Robertson, “per questo è stato un passo logico per noi cercare una nuova nicchia. La lezione che abbiamo imparato con le auto più piccole è che conquistano nuovi clienti per il marchio: circa l’80% delle persone che hanno comprato la prima generazione della Serie 1, quella uscita una decina di anni fa, era nuova per il marchio, e molte di loro sono poi rimaste nostre clienti e hanno comprato macchine più grandi”.
Dal lancio della scorsa estate a oggi, la Serie 2 Active Tourer è stata venduta in Europa in circa 13.00 unità, e il 60-70% dei clienti veniva da altri marchi, dice Robertson (nella foto sotto con il prototipo del modello, nel 2012). “Con la Serie 2 Grand Tourer che lanciamo qui a Ginevra, un veicolo multiuso a 7 posti, con l’opzione delle quattro ruote motrici, entriamo in segmenti in cui non siamo mai stati presenti e dunque attireremo nuovi clienti”. La BMW, dice Robertson, non è nuova a incursioni campi inesplorati. “Nel 2014, BMW ha venduto circa 2,17 milioni di auto, di cui la metà in segmenti in cui il marchio non era presente 10 anni fa”, dice Robertson, facendo riferimento alle Suv a alle compatte. “Se avessi chiesto dieci anni fa alla gente se fosse appropriato per BMW costruire una Suv, molti dei puristi avrebbero risposto di no, e invece le nostre ‘X‘ sono un grande successo. Conquistare nuovi clienti è l’essenza della crescita che garantisce un futuro sostenibile all’azienda. Guardare solo ai clienti attuali non fa progredire il marchio”.
Ma non è rischioso mettere sul mercato delle nuove monovolume proprio ora che, insieme alle station wagon, stanno perdendo il favore del pubblico a favore delle più attraenti crossover? “No, perché è un segmento che ha un forte seguito fra i clienti, e quello delle monovolume compatte è relativamente nuovo. Fra i costruttori premium, noi siamo i primi a offrire una MPV a 7 posti”. La Serie 2 Grand Tourer, nella versione 216d equipaggiata col tre cilindri turbodiesel 1.5 da 116 CV, è omologata per consumi di 3,9 litri/100 km ed emissioni di CO2 bassissime per la dimensione del modello, appena 104 g/km. Ma secondo Robertson l’introduzione in gamma di modelli più piccoli non è guidata dal bisogno di abbassare le emissioni medie di CO2 della gamma. “Cinque anni fa era una priorità, ma oggi la tecnologia ci sta aiutando ad abbassare consumi ed emissioni anche sulle macchine grandi. Siamo in grado di omologare una Serie 1 da 99 g/km di CO2, ma anche una Serie 3 da 109 g/km, e da metà anno persino una X5 da 77 g/km di CO2. Nel futuro prossimo l’avvento dell’ibrido plug-in ci permetterà di abbassare la media delle emissioni anche sulle auto più grandi e sportive”.