Futuro e condizionale  sono ancora questi, oggi in Europa, i tempi e i modi dei diritti delle donne soprattutto quando riguardano la loro salute riproduttiva. Se le parole hanno un peso, quelle del comunicato stampa dell’assemblea, successivo alla votazione, sono zavorra che pesa sulle libertà femminili: “I deputati ribadiscono che le donne dovrebbero avere il controllo sulla loro salute sessuale e riproduttiva, compreso un facile accesso alla contraccezione e all’aborto”. Dovrebbero…ma ancora non è tempo. Il loro corpo è ancora terreno di scontro, merce di scambio, oggetto di contrattazione politica.

A poche ore dall’approvazione del documento Tarabella, votato oggi a Strasburgo, si smorza l’entusiasmo delle attiviste dei movimenti pro choice che nella tarda mattinata avevano accolto con soddisfazione il risultato della votazione: 441 si , 205 no, 52 astenuti. Ma la notizia dell’approvazione del documento ha avuto presto il sapore di una vittoria di Pirro. L’articolo 45 sull’accesso agevolato dell’aborto è passato ma anche l’emendamento voluto dal Ppe, (il 43 bis) che “osserva che l’elaborazione e l’applicazione delle politiche in materia di diritti sessuali e riproduttivi nonché in materia di educazione sessuale, sono di competenza degli Stati membri: ribadisce nondimeno che l’Ue può contribuire alla promozione delle migliori pratiche degli Stati membri” . Con questo articolo i partiti conservatori hanno”recintato” il diritto all’autodeterminazione delle donne sottolineando che la legislazione sulla riproduzione è di competenza nazionale mentre il testo originale Tarabella eliminava il principio di sussidiarietà. Il 43 bis è stato votato anche da Silvia Costa (Pd), presidente della commissione cultura del Parlamento che ha dichiarato su Twitter il suo voto, mentre Luigi Morgano, cattolico del Pd, ha dichiarato di essersi astenuto dalla votazione.

La  delusione non è stata però, un fulmine a ciel sereno, l’aria di compromesso al ribasso tirava da diversi giorni e lo si era capito dalle dichiarazioni che Patrizia Toia aveva rilasciato a La Stampa. Riferendosi alla testo di Tarabella aveva parlato di una buona risoluzione ma che il suo suggerimento era quello di limitare l’accesso agevole all’aborto “nei Paesi dove esso è legale” per non “dare l’idea di imporre qualcosa a qualcuno”. E’ stata evitata la bocciatura dell’accesso all’aborto e alla contraccezione ma l’approvazione del documento non porterà nel’immediatezza ad alcun cambiamento per le donne. L’Unione Europea grazie all’approvazione del documento, “incoraggerà le buon pratiche” negli Stati membri che resteranno ancora divisi tra quelli dove l’aborto è illegale e le donne vengono addirittura lasciate morire come è accaduto in Irlanda, e quelli dove ci sono leggi che lo consentono. In Italia non si comprende ancora come quei 441 si, possano bloccare in tempi brevi, l’avanzata dell’obiezione di coscienza che rende la legge 194 inapplicata in molte regioni inducendo le donne a migrazioni di città in città per trovare strutture che lo pratichino oppure a ricorrere all’aborto clandestino.

Davvero le donne italiane ed europee possono aspettare ancora?

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