Sentenza d'appello a Milano nel processo per intestazione fittizia di beni per 13 milioni. "Sconto" anche per il costruttore siciliano Zummo. Per l'avvocato milanese, per cui la Procura aveva chiesto l'assoluzione, "il fatto non sussiste"
L’affaire prima e l’inchiesta su Banca Arner, lo scorso dicembre passata nelle mani della Finanziaria Internazionale, riempì le pagine di cronaca giudiziaria nel 2010 quando dalle pieghe dell’inchiesta, iniziata nel 2008, emerse che la Flat point development limited, società con sede ad Antigua, ma con distaccamento a Torino, era impegnata in un progetto immobiliare ad Antigua per il quale sarebbero stati versati, tra il 2005 e il 2009, 34 milioni di euro dagli acquirenti degli immobili. Di quella somma, 20 milioni provenivano, da conti appartenenti a Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio e mai entrato nell’inchiesta. L’ipotesi di un riciclaggio nacque e morì sulle pagine dei giornali perché la Procura di Milano fece sapere che le ipotesi di reato erano altre e riguardavano altre persone.
Oggi la prescrizione riduce la condanna di N. B., cofondatore ed ex presidente dell’istituto accusato di intestazione fittizia di beni per 13 milioni di beni, mentre l’avvocato Paolo Sciumè ottiene un’assoluzione. È questa la sentenza della corte d’appello di Milano nel quale N.B. era imputato insieme all’imprenditore siciliano Franscesco Zummo, in passato coinvolto e assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Sciumè, importante avvocato d’affari milanese, condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi, è stato assolto in appello “per non aver commesso il fatto”. Le pene sono state quindi ridotte da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 2 mesi di reclusione per N.B., da 4 anni a 2 anni e 8 mesi per Zummo, da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 3 mesi per la moglie dell’imprenditore, Teresa Macaluso, e da 2 anni a un anno e 4 mesi per Laura Panno.
Gli imputati, condannati in primo grado nel gennaio 2014, erano accusati di aver trasferito in modo occulto circa 13 milioni di euro. Soldi che appartenevano a Zummo che allora era sottoposto a misure di prevenzione. Il procedimento era stato trasferito per competenza negli anni scorsi da Palermo a Milano. Il 23 febbraio il sostituto procuratore generale aveva chiesto 2 anni di carcere per N.B. e tre anni per Zummo. Richieste di condanna, ridotte rispetto alle pene inflitte in primo grado, che hanno riguardato anche Teresa Macaluso, moglie di Zummo (2 anni) e una loro parente, Laura Panno (1 anno). Per l’avvocato d’affari Paolo Sciumè erastata chiesta l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Nel luglio del 2012 i pm avevano chiesto ha chiesto il processo per 10 persone, tra cui N.B. e Davide Jarach, rispettivamente ex presidente ed ex ad di Arner Bank e lo stesso istituto di credito. I reati contestati a vario titolo dai pm Mauro Clerici e Roberto Pellicano, eramo stati l’ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, violazione di alcune norme bancarie in relazione alle ”obbligazioni” degli amministratori e infedele dichiarazione dei redditi. Il reato di riciclaggio era già uscito dall’indagine. All’epoca fu chiesto il giudizio anche per l’allora consigliere della banca Marco Milla, l’ex sindaco Mauro Bontempelli e l’ex commissario nominato nel 2008 dal ministero del Tesoro, Alessandro Marcheselli. Per il filone che riguardava la Flat Point, la Procura aveva contestato il reato di infedele dichiarazione dei redditi all’ex presidente del cda Giuseppe Poggioli, ai consiglieri Giuseppe Cappanera ed Elisa Gamondi e a Piegiorgio Rivolta, l’architetto che aveva seguito i lavori delle ville ad Antigua, tra cui anche quella dell’ex premier, e ritenuto dagli inquirenti amministratore di fatto. Per gli inquirenti la Flat Point era una società esterovestita, e pertanto i suoi redditi avrebbero dovuto essere dichiarati in Italia e non ad Antigua.