La centrale delle coop rosse, che ha vinto l’appalto del primo lavoro per l’esposizione, non solo chiede più soldi (fino a 127 milioni), sostenendo di dover fare lavori che non erano stati previsti, ma chiede anche che il termine di consegna lavori sia spostato al 28 settembre 2015
Che la situazione di Expo sia drammatica è documentato da una bozza d’accordo tra Expo spa e Cmc che il Fatto Quotidiano ha potuto leggere. Cmc è la centrale delle coop rosse che ha vinto l’appalto del primo lavoro per l’esposizione, quello preliminare a ogni lavoro successivo: la “rimozione delle interferenze”, ossia la pulizia dell’area. Vice la gara offrendo un ribasso del 42,8 per cento, a 58,5 milioni di euro. S’impegna a finire i lavori in 725 giorni, entro il 5 novembre 2013. Invece quel termine passa e i lavori sono ancora in alto mare. Cmc non solo chiede più soldi (fino a 127 milioni), sostenendo di dover fare lavori che non erano stati previsti, ma chiede anche che il termine di consegna lavori sia spostato al 28 settembre 2015. Cioè a evento quasi finito, visto che i cancelli dell’esposizione chiuderanno il 31 ottobre 2015. Com’è possibile realizzare intanto l’esposizione, visto che la “rimozione delle interferenze ” è il lavoro che deve precedere tutti gli altri, la costruzione della “piastra” e poi l’edificazione dei padiglioni?
Cmc sostiene che non può fare diversamente, perché ha trovato sull’area da “pulire” imprevisti che neanche nella scatola del Monopoli. Rifiuti urbani, rifiuti speciali, amianto, idrocarburi. Deve compiere bonifiche e demolizioni, deve portar via scorie, materiali e terra in quantità non previste. Sono necessarie “bonifiche di amianto e di altre sostanze inquinanti”. Bisogna rimuovere “manufatti contenenti amianto o fibre minerali artificiali”, con “nuovi e non previsti comparti di bonifica” e con “amianto occulto ritrovato in aree non contrattuali”.
Dopo una trattativa tra Expo spa e Cmc, la bozza di atto transattivo ammette che “l’andamento dell’appalto è stato caratterizzato da importanti variazioni nelle quantità di terre e/o rifiuti rinvenuti nei terreni per ragioni connesse all’indisponibilità delle aree da parte della Stazione Appaltante al momento della gara e dall’imprevedibile difforme caratterizzazione chimico-fisica dei terreni rispetto agli assunti di progetto”. Insomma, il bando di gara è stato fatto senza sapere quali fossero i lavori da fare, perché la “Stazione Appaltante”, cioè Expo spa, non aveva neppure guardato i terreni da ripulire. Non li aveva ancora a disposizione, dice la bozza d’accordo. E su che basi è stato fatto, allora, il bando? Le procedure si sono complicate anche perché, una volta iniziati i lavori, è stato necessario “un continuo coordinamento con il progetto esecutivo delle opere della piastra”.
Certo, essendo partiti con tre anni di ritardo, i lavori di rimozione e della piastra si sono incrociati e sovrapposti. Il cantiere Expo, a questo punto, fa venire in mente un film di Charlie Chaplin. Fatto sta che nell’estate 2014 (un anno dopo il termine previsto per i lavori di ripulitura dell’area) viene varata la “Perizia di Variante numero 3” che prevede una maggior spesa di 31 milioni, 26,3 per lavori, 1,7 per far lavorare gli operai su più turni e 2,9 per oneri di sicurezza. Poi si arriva a raddoppiare la cifra prevista dal bando di gara, che da 58,5 arriva a 127,5 di cui 110,5 per lavori e 17 per oneri di sicurezza. La perizia “prevede anche il riconoscimento di un premio di accelerazione”: e meno male. Expo chiede il parere dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) di Raffaele Cantone. L’Anac si riserva “di effettuare i competenti controlli a esito del parere richiesto all’Avvocatura generale dello Stato”.
Questa il 7 gennaio 2015 risponde di “non poter esprimere parere positivo”. Expo spa ci passa sopra, decidendo di “avvalersi espressamente della facoltà di deroga” di cui è investita. E quando i lavori saranno finiti? La Cmc dice: finiremo il 28 settembre 2015. A festa quasi finita. Allora “la Direzione lavori ha unilateralmente rideterminato le date contrattuali di esecuzione, alla luce dell’effettivo andamento della commessa”: la Cmc “ha diritto a conseguire un’estensione dei termini fino al 26 giugno 2015”. Ma questa data risulta “inutile rispetto alla realizzazione dell’evento internazionale”. Allora “si concorda tra le parti il nuovo termine di ultimazione delle opere al 10 aprile 2015”: altrimenti, “allo spirare della mezzanotte, correranno le penali”. Che cosa succederà davvero nel cantiere? Che cosa ne sarà dell’amianto e degli altri “imprevisti” trovati nel sito? Lo sapremo dopo la mezzanotte del 10 aprile.