Qualche settimana fa la notizia che il Partito Conservatore britannico stesse considerando il taglio dei sussidi sociali alle persone obese che rifiutano diete e terapie di dimagrimento ha suscitato molto scalpore. Il caso era nato dalla proposta di una consigliera comunale di Westminster a Londra che proponeva un sistema di ‘bastone e carota’, volto a migliorare la salute dei cittadini ma soprattutto a un risparmio di 5 miliardi di sterline che, come stimato dall’agenzia governativa Public Health England, vengono spesi ogni anno per curare malattie provocate dall’obesità. Parliamo ovviamente di obesità come definita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e caratterizzata da un indice di massa corporea superiore a 30 non di giudizi soggettivi su cosa costituisca il peso ideale di un individuo.
L’obesità è sicuramente uno dei problemi più pressanti per il Regno Unito e ha ramificazioni serie sulla salute, la qualità della vita e la produttività degli individui. Si tratta di un problema che ha cause genetiche, comportamentali e socio-economiche e spesso ha un’incidenza maggiore su gruppi sociali svantaggiati. Quindi cambiare il proprio stile di vita, mangiare leggero e fare un po’ di movimento, spesso non basta.
Il governo però non può ignorare il fatto che i costi sociali e finanziari dell’obesità stiano crescendo esponenzialmente. E infatti i governi che si sono succeduti dalla fine degli anni ‘90 hanno formulato politiche mirate a promuovere un’alimentazione sana, sussidiare attività sportive per bambini e anziani, lavorare con l’industria agroalimentare per ridurre grassi saturi, zuccheri e sale nei prodotti di largo consumo. Gli slogan del programma di sensibilizzazione pubblica del Ministero della Salute Pubblica, Change4Life sono onnipresenti, e non si tratta di allarmismo e ossessione con l’estetica. Secondo le rilevazioni del 2011 del Sistema Sanitario Nazionale (NHS) in Inghilterra, il 24% degli uomini e il 26% delle donne e il 9.5% dei bambini tra i 4 e i 5 anni erano clinicamente obesi.
E questa volta è il Regno Unito che guarda all’Italia per trovare soluzioni. L’NHS promuove con convinzione la dieta mediterranea perché, come confermano i dati pubblicati dall’Istat l’Italia è il Paese col tasso di obesità più basso d’Europa: appena al di sopra del 10%, dal 6.8% della virtuosissima Bolzano (6.8%) al 14.2% della leggermente meno virtuosa Basilicata
Certo è merito della dieta mediterranea, forse di un briciolo di Italica vanità, e dell’attività sportiva visto che nel 2014 quasi il 32% degli italiani praticava uno sport con regolarità (nel 1997 era solo il dal 26,8%). Attenzione alla forma fisica dunque ma soprattutto la centralità che il cibo e la sua preparazione hanno storicamente avuto nella nostra cultura e che con naturalezza e orgoglio decliniamo da sempre in tradizioni regionali, ricette di famiglia, innovazione gourmet.
Questo ottimo primato italiano è messo a rischio dal perdurare di una situazione economica nazionale incerta che purtroppo spinge le famiglie a privilegiare la convenienza e non la qualità. Però innovazione in cucina, combinata con attenzione a gusto e salute sono nel nostro Dna, ne andiamo (giustamente !) fieri ed è bello riconoscere chiaramente queste caratteristiche nel lavoro di quello che per me è uno degli esempi migliori di eccellenza Italiana: il Food Lab di Argotec.
Già perché è tutto italiano il menù degli astronauti dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea). Il cibo spaziale, la pappa grigiastra e insipida dei film di fantascienza, non è mai entrato nell’’Osteria’ di Avamposto42 dove Il cece nero della Murgia Carsica e la piattella Canavesana sono gli ingredienti delle zuppe che stanno rivoluzionando l’alimentazione degli astronauti, sposando la filosofia di Slow Food e i processi di preparazione più all’avanguardia.
Ecco, l’ Italia di cui andare davvero fieri, quella che sa di sapere e di saper fare. Crea un piccolo miracolo in un piatto e lo manda in orbita. Scienza e gusto, semplicità e innovazione, fantasia e imprenditorialità- al prezzo di un buono pasto, in una bustina argentata.
Le lenticchie di Ustica nello spazio. Se non è virtuosismo questo.