All’aeroporto di Palermo esisteva un “tavolino”, e cioè una centrale estorsiva che imponeva il pagamento di somme di denaro ai commercianti attivi nei locali dello scalo siciliano. È l’ipotesi dei pm Claudia Ferrari e Luca Battinieri, che hanno allargato il quadro dell’indagine scaturita dall’arresto di Roberto Helg, già presidente della Camera di Commercio di Palermo, e vice presidente della Gesap, la società che gestisce i servizi dell’aerostazione palermitana. Accreditato come un paladino della legalità, Helg è stato arrestato la settimana scorsa pochi attimi dopo aver intascato una tangente da centomila euro da Santi Palazzolo, pasticcere di Cinisi che voleva rinnovare la concessione del suo punto vendita attivo all’interno dell’aeroporto intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Era stato lo stesso Palazzolo a denunciare Helg ai carabinieri, registrando con il suo telefonino l’incontro durante il quale aveva versato il denaro richiesto dal vice presidente Gesap. Nella registrazione si sente chiaramente Helg mentre fa riferimento ad altri soggetti, coinvolti nell’affare delle tangenti chieste a Palazzolo, ma interrogato dai pm il presidente della Camera di Commercio ha raccontato di aver “millantato” il coinvolgimento di altre persone. Gli inquirenti però non hanno creduto alle parole di Helg, e oggi suppongono l’esistenza “di una pratica corruttiva più diffusa ed articolata di quanto abbia voluto far credere”.
L’indagine non riguarda soltanto episodi di estorsione, ma anche alcuni appalti per l’ammodernamento dell’aerostazione palermitana, più le decine di consulenze elargite dalla Gesap, già oggetto delle denunce del deputato Pd Fabrizio Ferrandelli. Gli inquirenti oggi si concentrano sul ruolo di Carmelo Scelta, il direttore generale della Gesap che aveva “consigliato” a Palazzolo di rivolgersi ad Helg per sbloccare la sua pratica, in quel momento arenata in consiglio di amministrazione. Ma non solo: sotto i riflettori degli inquirenti sono finiti anche Giuseppe Liistro, che lavora nel settore della manutenzione dell’aeroporto, e il dirigente Gesap Massimo Abbate.
Coinvolti nell’inchiesta anche soggetti non siciliani: accusati a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione ci sono anche i romani Sergio Gaudiano, Giampaolo Tocchio, Stefano e Maurizio Flammini, i napoletani Alessandro Mauro, Natale Chieppa e Carlo Vernetti, l’abruzzese Renato Chiavaroli, l’architetto di Campobasso Carlo Maria Sadich, più Leonida Giannobile e Filippo Capuano di Agira, in provincia di Enna. Nel frattempo ad Helg sono stati concessi gli arresti domiciliari dal gip Angela Gerardi. Una misura che il giudice ha dovuto concedere vista l’età avanzata dell’indagato (79 anni), il fatto che fosse incensurato, e l’impossibilità di inquinare le prove. “Helg ha agito con spregiudicatezza e cinismo” scrive il gip, censurando anche l’“impudenza dell’indagato”, che si è difeso sostenendo di aver chiesto quella tangente per bisogno. “Ho la casa pignorata” era stata l’estrema difesa di Helg, che ancora oggi rimane in carica sia alla Gesap che alla Camera di Commercio.
Dopo aver annunciato di volersi costituire parte civile nel processo contro l’ex commerciante (era titolare di una catena di negozi di articoli da regalo, fallita nel 2012), i vertici di Gesap e della Camera di Commercio di Palermo si sono scontrati con i regolamenti interni: in mancanza delle dimissioni del diretto interessato, non possono destituirlo. Ma Helg proprio nel pomeriggio ha lasciato la poltrona: gli era già stato congelato il suo stipendio,anche se la Gesap, non avrebbe potuto “cacciarlo” dal consiglio di amministrazione.
AGGIORNAMENTO
Con decreto emesso l’8 luglio 2019 il Gip di Palermo, dott. Walter Turturici, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti di Stefano e di Maurizio Flammini