E’ stata istituita nel 1990 su iniziativa italiana ed è nota come Commissione di Venezia, dal nome della città in cui si riunisce, ma il suo vero nome è Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto e viene descritta come l’organismo del Consiglio d’Europa che assiste gli Stati nel consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche. Ne fanno parte professori universitari, di diritto costituzionale o di diritto internazionale, giudici di corti supreme o costituzionali, e alcuni membri di parlamenti nazionali, che sono designati, per quattro anni, dagli Stati membri.
La Commissione di Venezia ha adottato nel 2010 un Rapporto sulle norme europee in materia di indipendenza del sistema giudiziario. Nella prima parte, intitolata “L’indipendenza dei giudici“, al punto 60, si afferma che “è necessario che [i magistrati] godano di una tutela da azioni civili per gli atti compiuti in buona fede nell’esercizio delle loro funzioni” e, al punto 61, che “è indiscutibile che i giudici debbano essere tutelati da indebite influenze esterne. A questo scopo dovrebbero godere di un’immunità funzionale, ma solo funzionale (immunità per gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni, con l’eccezione dei reati intenzionali, come per esempio accettare tangenti)”.
Nella seconda parte, intitolata “Il Pubblico Ministero”, altri buoni consigli al punto 61: “I pubblici ministeri non dovrebbero godere di una totale immunità, che potrebbe persino favorire la corruzione, bensì di un’immunità funzionale per gli atti compiuti in buona fede e conformemente ai loro doveri.”
A questo punto ci si aspetterebbe che uno Stato impegnato ad assistere gli altri Stati nel consolidamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche non si desse tanto da fare per indebolirle e destabilizzarle in casa propria: eppure è proprio questo che ha fatto lo Stato italiano che, approvando la legge del 27 febbraio 2015 n. 18 sulla Disciplina della responsabilità civile dei magistrati, è andato in senso contrario alle indicazioni della Commissione di Venezia, che ha istituito e di cui fa parte. In particolare, abrogando l’articolo 5 della legge 13 aprile 1988, n. 117, il cosiddetto filtro, finirà per creare più guai di quanti vorrebbe, in apparenza, evitare.
Proprio vero: medice, cura te ipsum!