L'ex Procuratore di Torino era atteso all'Università per un'iniziativa in vista della giornata di Libera. Ma il Collettivo di Scienze Politiche ha annunciato proteste legate alle inchieste sul movimento in Valsusa: "Torturatore". Lui rinuncia ma attacca: "Squadristi"
“Intimidazioni e comportamenti incivili, compatibili forse con lo squadrismo ma di certo non con la democrazia”. Così l’ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli si riferisce, in un intervento su La Stampa, al Collettivo Scienze Politiche di Firenze, che ha contestato l’intervento del magistrato, poi annullato, al Polo delle Scienze Sociali del capoluogo toscano. Questa mattina Caselli, che ha guidato la Procura di Palermo dopo le stragi Falcone e Borsellino, avrebbe dovuto tenere una lezione sulla lotta alla mafia in un incontro organizzato dalle associazioni Sinistra Universitaria e Libera, in preparazione alla giornata di ricordo delle vittime della mafia.
In vista dell’arrivo di Caselli, il Collettivo ha indetto un presidio e minacciato di non far parlare il magistrato definendolo un “personaggio assolutamente sgradito” per le inchieste sui No Tav, come hanno riferito in mattinata alcuni giornali. Oggi una ventina di studenti sono entrati nel Padiglione D4 del Polo universitario di Novoli con uno striscione che recitava: “Caselli boia dei movimenti sociali e nemico dei lavoratori”. Sui muri dell’Università sono state vergate alcune scritte “No Tav fino alla vittoria!” e “Caselli boia torturatore”. I manifestanti hanno quindi lasciato l’Università controllati dalle forze dell’ordine.
L’incontro, però, era stato annullato dopo la rinuncia del magistrato, anche poer evitare incidenti. Leggendo il volantino del Collettivo “ho capito alcune cose che mi erano sfuggite”, scrive Caselli su La Stampa. Primo, “contrastare fino a sconfiggere i criminali delle Brigate rosse e di Prima linea che hanno insanguinato l’Italia è stata cosa riprovevole, da condannare con infamia. Perché in realtà, rivela il Collettivo, non si trattava di fermare assassini spietati ma di ‘reprimere i movimenti sociali di operai, studenti e contadini che rivendicavano un cambiamento rivoluzionario verso una società più giustà'”. Secondo, continua Caselli, “credevo, chiedendo volontariamente di essere trasferito da Torino a Palermo dopo la morte di Falcone e Borsellino, di aver contribuito a salvare la democrazia, ottenendo risultati importanti”. Invece, secondo il Collettivo, “ho solo sposato completamente la ragion di stato, rinunziando a quella intransigenza legalitaria esercitata abbondantemente contro i militanti politici”. Il terzo punto riguarda i no-Tav: “Ero convinto che la legge fosse eguale per tutti”, osserva Caselli, “invece non mi sono preoccupato delle ‘infiltrazioni mafiose’, ma ho vestito ‘nuovamente i panni dell’inquisitore intransigente e forcaiolo contro i movimenti socialì”.
Non è la prima volta che Caselli, da anni impegnato in iniziative antimafia, viene contestato per le inchieste che la Procura di Torino da lui guidata ha aperto sul movimento No Tav. Al magistrato arriva la solidarietà del Pd Toscana e dalla vicesindaca di Firenze e assessore all’Università Cristina Giachi. Che ha ricordato: “Esattamente 90 anni fa, nel marzo 1925, un gruppo di fascisti armati di bastoni cercò di impedire, nell’aula magna di piazza San Marco, la lezione dello storico Gaetano Salvemini, il maestro dei fratelli Rosselli”.