Uptown Funk è la hit del momento, in vetta a tutte le classifiche mondiali, disco di platino in Italia. Ritmo travolgente, sound coinvolgente, un vero pezzo riempipista frutto della collaborazione riuscitissima tra Bruno Mars e Mark Ronson. Ma il singolo non è l’unica perla dell’album “Uptown Special” uscito lo scorso 20 gennaio per Columbia Records. Basta scorrere l’elenco delle collaborazioni per capire lo spessore e la vivacità del lavoro fatto da Ronson per il suo quarto album: Stevie Wonder, Andrew Wyatt, Kevin Parker, Mystikal, Keyone Starr, Jeff Bhasker, tutto condito con i testi scritti da Michael Chabon, lo scrittore preferito da Ronson, vincitore di un Pulitzer e del premio letterario Fernanda Pivano nel 2012.
“Mi sono ispirato alla musica con cui sono cresciuto – spiega lo stesso Ronson -. A casa potevo attingere ai materiali del mio patrigno, che era musicista e aveva tutto il necessario per registrare. Ma non è solo merito del contesto, anche io ci ho lavorato, passavo ore ad ascoltare hip-hop, soul, r&b e il funk trasmesso dalle radio di New-York”. La stessa musica con cui ha mosso i primi passi da dj nei club della Grande Mela
“A prescindere da come i miei gusti verso la musica e verso i DJ set si evolvano nel corso degli anni, torno sempre alla musica che mettevo nei locali hip-hop di New York verso la fine degli anni ’90, primi anni 2000 – spiega Ronson -. Biggie, Chaka Khan, Amerie, Boz Scaggs, Missy, Earth Wind & Fire, N.O.R.E… I loro pezzi facevano scatenare il dance floor. I club di New York erano pieni di ragazze, ragazzi, ballerini, spacciatori, rapper, modelle e skateboarder che venivano essenzialmente per una ragione: ballare. Indipendentemente dal genere o dall’epoca alla quale apparteneva il pezzo, se era forte – se aveva una batteria potente e un’anima soul – la gente ballava”.