Nella foto abito Asos.com
Indossereste una muta da sub per andare ad un party o ad una cena? La risposta è ovvia, ma si sa che gli stilisti sono costantemente alla ricerca di ispirazione per sorprendere, colpire l’immaginazione del pubblico e creare l’effetto novità. E naturalmente lo fanno sperimentando nuove linee, nuovi accostamenti di colori, nuove lavorazioni e stampe; ma soprattutto studiando nuovi tessuti. L’ultima frontiera è quella del neoprene, appunto il tessuto con cui sono realizzate le tute da immersione. Altrimenti noto come “tessuto scuba”, il neoprene (o polychloroprene) non è altro che una gomma sintetica inventata dalla DuPont negli anni Trenta e usata come tessuto da abbigliamento per la prima volta negli anni Cinquanta da due fratelli californiani patiti del surfing i quali scoprirono che era un materiale perfetto per tenerli caldi dentro l’acqua. Da lì a far nascere le mute da sub il passo fu poi breve.
Fino agli anni Ottanta, il neoprene è rimasto confinato all’ambito dello sport, per migrare dall’acqua alla terraferma quando l’abbigliamento sportivo ha cominciato a “cambiare pelle” e a diventare abbigliamento da strada, il cosiddetto “streetwear”. Tra i primi fu la Nike, che usava il neoprene per la parte superiore delle proprie sneaker. E’ stato poi un crescendo e da qualche anno il neoprene compare pressoché in ogni passerella e in ogni stagione, nei brand di lusso, come in quelli “popolari”. Questo tessuto, se così possiamo chiamarlo, ha senza dubbio delle qualità che non lasciano indifferenti gli stilisti. E’ un materiale duraturo, flessibile, facile da lavorare, isolante, non si spiegazza, è resistente all’acqua e ai raggi Uv; è morbido e liscio al tatto e al tempo stesso rigido; ma soprattutto si presta a meraviglia alla stampa digitale ed è facile da tingere, oltre a rendere superflua la fodera interna. Tinto nei colori più vivaci, oggi viene anche “fuso” con altri materiali preziosi, come lo chiffon, oppure pressato in strati con filati metallici; oppure ancora traforato e reso “trasparente” per un look sexy; spesso e volentieri lo si ritrova abbinato a tessuti più classici, come lo scamosciato o il pizzo e non stona per niente. Così ecco felpe dai colori accesi e dalle stampe vibranti, gonne a ruota che stanno tese da sole, abiti che scolpiscono la figura, giubbotti (che qualche volta infagottano) e pantaloni sportivi che il neoprene rende più moderni e contemporanei, abiti futuristici. Uomo o donna non fa differenza, ora che il mondo della moda si orienta molto verso il tecnico e lo sportivo.
Si può ormai dire che è “neoprene-mania”, forse l’unico materiale al mondo usato sia per le custodie di laptop e tablet, che per realizzare costumi da bagno, scarpe (famoso il caso di Christian Louboutin, il cui stivaletto color neon è andato subito esaurito), t-shirt e abiti da sposa, oltre che accessori e oggetti di design (come quelli di Neò, un marchio italiano diventato “un caso”, per essere riuscito a sbarcare in poco tempo negli shop del Moma e del Guggenheim a New York). Da Marc Jacobs a Miu Miu; da Alexander McQueen a DKNY; da Yohji Yamamoto a Karl Lagerfield; da Armani a Givenchy; da Jean Paul Gaultier a Sadie Williams; da Fendi a Kenzo; da Versace a Zara; da Asos ad Alexander Wang: tutti pazzi per lo “scuba”. Wang è forse lo stilista che ha fatto del neoprene il suo tratto distintivo (vista l’attitudine a collezioni sportive, quanto innovative) e, grazie alla recentissima collaborazione che il colosso svedese dell’abbigliamento, H&M, il neoprene è ormai davvero alla portata di tutti.