Nel mirino la concessione dell’uso dello stadio e il debito nei confronti delle tre società partecipate che lavoravano con la squadra, per le quali era stato presentato un piano di rientro che al tempo era stato ritenuto credibile in base ad alcune garanzie messe nero su bianco
Il Comune di Parma si muove contro il Parma Calcio con un esposto in Procura e sulla vicenda giudiziaria della società emiliana si profila una nuova ipotesi di reato. L’amministrazione Cinque stelle ha portato all’attenzione dei magistrati una denuncia in cui si ipotizza il reato di truffa. L’annuncio di azioni legali in sede civile e penale da parte del Comune era stato dato contestualmente alla decisione di revocare dal 10 marzo la gestione dello stadio Tardini al club per le insolvenze accumulate di oltre un milione di euro in questi anni. Ma ora l’esposto lascia intendere che vi sia qualcosa di più grave nei rapporti intercorsi tra Municipio e crociati, anche se ancora non è dato sapere se l’accusa sia a carico della società o di qualche singolo ex o nuovo amministratore.
Di certo l’oggetto di discussione riguarda proprio la concessione dell’uso dello stadio e il debito che il Parma ha nei confronti delle tre società partecipate comunali che lavoravano con il club (Parma Infrastrutture, Parma Gestione Entrate e Tep), alle quali aveva presentato un piano di rientro che al tempo era stato ritenuto credibile in base ad alcune garanzie messe nero su bianco. La nuova ipotesi di reato potrebbe andarsi a sommare a quelle già formalizzate nell’inchiesta aperta dalla Procura per bancarotta fraudolenta, che vede tra i principali indagati l’ex presidente Tommaso Ghirardi e il suo braccio destro Pietro Leonardi, e che è già costata il posto ai due massimi vertici della Guardia di Finanza locale, accusati di omissione d’atti d’ufficio e, nel caso del vice comandante, anche di corruzione.
Una vicenda giudiziaria che ogni giorno sembra allargarsi in più direzioni, anche se, in attesa che le indagini facciano il loro corso, la sopravvivenza o meno del Parma è legata soltanto alla decisione del Tribunale fallimentare del 19 marzo. Entro giovedì 12 il presidente e al momento amministratore unico del club crociato Gianpietro Manenti dovrebbe presentare i bilanci e un piano contabile in vista dell’udienza prefallimentare, come ha promesso da giorni, ma non è detto, come per i pagamenti millantati e mai arrivati, che tenga fede all’impegno. In quel caso, comunque, l’istanza di fallimento presentata dalla Procura proseguirebbe ugualmente. A quel punto l’ultima possibilità di partecipare al contradditorio di fronte al Tribunale per Manenti sarebbe il 19 marzo.
In quel giorno i giudici discuteranno le sorti del Parma, che potrebbero portare al fallimento con la gestione di un commissario o a un concordato preventivo. Nel primo caso, entrerebbe in atto a 360 gradi il piano di salvataggio della Lega Calcio, che finanzierebbe la squadra in esercizio provvisorio fino alla fine del campionato. Il conto alla rovescia è già cominciato, ma la decisione del Tribunale quasi sicuramente non arriverà prima della partita del 22 marzo. Il che significherà per la squadra di Roberto Donadoni un’altra domenica di limbo dopo lo stop di due giornate e la ripresa dell’8 marzo al Tardini. A cui, questa volta, si aggiungerà anche il nuovo problema di ottenere la gestione dello stadio per il match in casa.