È nata a Macerata, ha 10 anni ed è figlia di un marocchino senza alcuna inclinazione verso i fanatici dell'Islam. I compagni di classe la prendevano in giro, i genitori decidono di andare all'anagrafe e cambiarle nome. Altri due casi, a Opera e Miradola, hanno suscitato l'interesse del sindaco e del sottosegretario all'Interno: "Non è riconducibile alla guerra Santa"
Chiamarsi Jihad in Italia può diventare un problema, al punto da dover cambiare nome. È accaduto in provincia di Macerata dove un papà marocchino ha chiesto alla Prefettura la possibilità di cambiare nome alla figlia di dieci anni per evitare che fosse discriminata dal momento che già ora qualche compagno di scuola la prendeva in giro. Un episodio che rischia di diventare un caso.
Ahmed, quando è nata Jihad non avrebbe mai pensato che potesse diventare un problema un nome che nel linguaggio dell’islam connota un ampio spettro di significati, dalla lotta interiore spirituale per attingere una perfetta fede fino alla guerra santa. Non è andata così. In quinta elementare la bimba ha dovuto cambiare identità: ora si chiamerà Giada. In realtà la radice del nome Jihad ha una connotazione positiva, significa letteralmente “esercitare il massimo sforzo per fare del bene” ma in età contemporanea il termine viene utilizzato con significato esclusivamente militare.
A Opera, in provincia di Milano, a preoccuparsi per una sua concittadina chiamata Jihad è persino il sindaco leghista Ettore Fusco: “Ad ogni neonato – racconta il primo cittadino – sono solito inviare un biglietto d’augurio. Quando ho visto che era nata una bambina di nome Jihad mi sono preoccupato. Ho verificato chi fosse il padre all’anagrafe: conosco questo egiziano, so che è una persona integrata ma mi piacerebbe comunque sapere come mai ha dato questo nome a sua figlia. Ci parlerò presto per capire. Il papà di Macerata ha capito che questo termine oggi ha una connotazione negativa ma se uno chiama il figlio in questo modo vuol dire che può essere un fanatico. Il pericolo non sta nel bambino ma nel padre: un genitore che decide di scegliere come nome del suo bimbo, “guerra santa”, quali principi morali può avere? La mia preoccupazione è che chi decide di chiamare Jihad un neonato possa essere un esaltato che potrebbe fare qualcosa di sbagliato”.
Fusco è andato a verificare il significato della parola, ha ricercato ma vorrebbe essere più sereno: “Non possiamo avere paura di tutto e di tutti ma resta la preoccupazione. A Opera ci sono circa 200 migranti di origine musulmana ma questo è il primo caso. So che in origine e nel Corano questo termine ha un significato positivo ma al giorno d’oggi è interpretato in maniera diversa”.
Sulla questione era già intervenuto anche il sottosegretario all’Interno Michelino Davico che rispondendo ad una interrogazione del parlamentare leghista Angelo Alessandri, sulla questione del nome che una coppia islamica aveva dato al figlio aveva ricordato che Jihad ha piuttosto il significato di “lottatore, uomo forte, coraggioso, difensore dai soprusi” e non è riconducibile direttamente alla guerra santa. Nel caso del bimbo di Mirandola finito al centro dell’attenzione di Alessandri, Davico aveva avuto modo di verificare che si trattava di musulmani che “non hanno mai manifestato posizioni riconducibili al fondamentalismo islamico”.