Nel suo Transeuropa Recording Studio di Revigliasco, poco lontano da Torino, furono firmati grandi successi come 'Buon compleanno Elvis' e 'Il quinto mondo'. Il cordoglio e la commozione sincera da parte degli artisti con cui il produttore aveva collaborato non sono tardati ad arrivare: "Lui è stato per tutti noi un Obi Wan Kenobi, come tutti coloro che sanno chi è Obi Wan, semplicemente non crederemo mai che abbia lasciato sul serio", ha scritto Max Casacci dei Subsonica
La morte di un artista del suono ha lasciato attonito il mondo della musica leggera italiana. Carlo Ubaldo Rossi, noto compositore e produttore discografico di molte star, tra cui Ligabue, Jovanotti, Gianna Nannini e i Litfiba, ha perso la vita ieri pomeriggio in un incidente stradale, le cui dinamiche sono ancora tutte da chiarire. L’uomo stava percorrendo in sella alla sua moto una strada di Revigliasco, nella zona precollinare di Moncalieri, quando è stato urtato da un’auto guidata da un 19enne che si era appena immessa sulla carreggiata. L’impatto è stato fatale per Rossi, e i soccorritori sopraggiunti sul posto non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Il cordoglio e la commozione sincera da parte degli artisti con cui il produttore aveva collaborato non sono tardati ad arrivare dalle pagine fan di Facebook. Gianna Nannini scrive di lui: “uno straordinario produttore e ingegnere di alta levatura rock che con me ha fatto il disco “Cuore” (aveva mixato “Un Giorno Disumano”). Il mio pensiero va a lui e a coloro che con me lo amano e lo hanno amato”. Gli fanno eco anche i 99 Posse: “Carlo non era solo un produttore, uno dei migliori; non aveva solo impreziosito tre nostri dischi con la sua maestria, Carlo era un amico”. Max dei Subsonica, anche lui produttore, dedica invece una lunga lettera a Rossi, che chiosa scrivendo: “Impossibile descrivere quanto gli volessimo bene. Ma siccome lui è stato per tutti noi un Obi Wan Kenobi, come tutti coloro che sanno chi è Obi Wan, semplicemente non crederemo mai che abbia lasciato sul serio”.
L’affetto da parte dei tanti solisti e gruppi che ha seguito nella sua carriera è ben motivato. Carlo Rossi, nato 57 anni fa a Monaco di Baviera, era attivo sulla scena musicale italiana sin dagli anni Ottanta, quando a Firenze risuonavano i primi vagiti della new wave italiana, e cominciavano a destare l’interesse del pubblico formazioni come i Litfiba. Nel 1987 lo troviamo sulle colline di Revigliasco, poco lontano da Torino, dove scelse di avviare il suo Transeuropa Recording Studio. La creatura di Rossi, all’avanguardia a livello nazionale, ospitò inizialmente le registrazioni dei toscani Moda, per poi crearsi nel tempo una clientela affezionata che annoverava nomi come Africa Unite, Statuto, Subsonica, e poi ancora 883, Irene Grandi, 99 Posse e molti altri ancora. Il fonico e produttore era il leader del suono in una città che, paradossalmente, era ancora priva di etichette discografiche. In quello studio furono firmati grandi successi come “Buon compleanno Elvis” di Ligabue e “Il quinto mondo” di Jovanotti. Sempre alla mano di Rossi si deve, per esempio, la transizione dal rock all’orchestrazione dei Baustelle. Per chi conosce da vicino il mondo della musica, sa che ai produttori spetta il difficile compito di chiarire le idee agli artisti su cosa vogliono veramente tirar fuori dal loro lavoro, d’indirizzarli sulle giuste scelte.
Ma il cordoglio per la scomparsa di Carlo U. Rossi non ha solo toccato il mondo della musica. Il giornalista Gabriele Ferraris, nota firma de La Stampa, ha infatti lanciato stamani dal suo blog “Gabo su Torino” l’iniziativa di un concerto per ricordare ed omaggiare il produttore. Il live in memoriam dovrebbe essere aperto a tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo con Rossi. “Mi piacerebbe che l’iniziativa partisse dalla pubblica amministrazione – si legge nel post del giornalista – non perché non si possa farne a meno, ma perché ritengo doveroso che Città e Regione si facciano carico di onorare un grande artista piemontese”.