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Disabilità, se la rivoluzione parte da Bari

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le zzanzare
Foto da www.facebook.com/LeZZanZare

Ha il tono asciutto e deciso il ragazzo che, invitato a salire sul palco, prende la parola senza un filo d’emozione. Siamo nella Piazza principale di Bari. Domenica mattina. Con Radio Deejay abbiamo organizzato una corsa non competitiva per le vie della città pugliese.

Una festa, più che una competizione. Tra i corridori si è distinto un gruppo di ragazzi che spingeva un amico in carrozzina – vestito da fantino, con tanto di frustino – e trainato da un altro volenteroso. Loro hanno deciso di provare a cambiare le cose.

E, di solito, quando uno ci prova, in qualche modo ci riesce.

Non hanno nessuna affiliazione partitica e politica (“Nessuna! Assolutissimamente!”).

Hanno invece una pagina Facebook, in cui è pubblicato il loro manifesto.

Si fanno chiamare “Le Zzanzare“. Perché la coscienza civica e civile sembra una cosa fastidiosa. “Chi siamo?”, dice alla piazza strapiena uno del gruppo. “Siamo dei cittadini stanchi. Stanchi di sentire i soliti discorsi. Di vedere la gente fare la faccia contrita quando incontra un disabile e poi parcheggiare davanti a una rampa… Facciamo facce più ciniche e non parcheggiamo a cazzo!”.

E’ un fiume in piena.

Ma non è polemico. Anzi.

“L’ironia e la goliardia cambieranno il mondo” aggiunge.

Hanno creato una linea di magliette con slogan chiarissimi: “Avete fatto caso che i bagni esistono per uomini, donne e poi c’è quello disabile? I disabili non hanno sesso. L’idea è che siano una specie di asessuati. Ecco la maglia che fa per voi…”. Mostra una t-shirt con davanti il logo di un ragazzo in carrozzina.
Dietro la scritta #scopoanchio.
Chiaro, direi.

“Tutti amano i cani: ma se non raccogliete la cacca del vostro amico a quattro zampe e un cieco ci finisce col bastone sopra, diventa cieco due volte!”.
Fa una piccola pausa.
Non cerca l’applauso o la frase ad effetto. Dice solo cose molto giuste.

“Ragazzi, qui ci dobbiamo dare una mano noi… perché sennò non ci aiuta nessuno…”.

Ha finito.
Mi rendo conto che ho assistito all’inizio di una rivoluzione.

Piccola? Forse. Ma le rivoluzioni non sono mai piccole.

Penso che se anche solo uno dei partecipanti da domani starà attento a dove parcheggia, il risultato è raggiunto. Perché la civiltà è contagiosa.

Rende a tutti (non solo ai disabili) la vita più facile e più bella.

E fa funzionare le cose. Partendo da noi. Partendo da quella domenica mattina di Bari.

Perché no?

Questa è davvero una rivoluzione.

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