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Processo Sopaf, contro i Magnoni oltre 75 parti civili ma non l’Inpgi

Giorgio e Luca Magnoni, che erano a capo della finanziaria milanese, erano stati arrestati nel maggio del 2014. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ai danni di enti previdenziali. Tra cui l'istituto di previdenza dei giornalisti, il cui presidente Andrea Camporese è indagato

L’Enpam, ente di previdenza dei medici, la cassa previdenziale dei ragionieri, settantadue azionisti e l’Ordine provinciale milanese dei medici hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo milanese a carico di Giorgio Magnoni e del figlio Luca, nell’ambito del procedimento con al centro la holding finanziaria Sopaf. Nessuna richiesta di costituzione di parte civile, invece, è arrivata oggi da parte dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. La spiegazione fornita dal legale, Fabio De Matteis, è che con l’eventuale accoglimento del patteggiamento la parte civile può ricevere come “risarcimento” solo le spese legali. Rimane comunque aperta la possibilità di intentare in futuro una causa civile.

Giorgio e Luca Magnoni, che erano a capo della finanziaria milanese, erano stati arrestati nel maggio del 2014, assieme ad altre cinque persone. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ai danni dell’Inpgi, della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e periti commerciali e dell’Empam, appropriazione indebita e frode fiscale. In una tranche, ancora aperta, del procedimento sulla Sopaf è indagato anche il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, che ha sempre respinto le accuse. Da questa inchiesta era scaturito anche l‘arresto per corruzione di Paolo Saltarelli, ex presidente della Cassa dei ragionieri e gli investigatori sono tuttora a caccia di soldi in Svizzera. Oggi hanno chiesto di costituirsi parti civili anche i liquidatori e i commissari giudiziari della Sopaf.

I due imputati, dopo aver trovato l’accordo, attraverso i loro difensori, con il pm di Milano Gaetano Ruta, hanno presentato ai giudici della prima sezione penale una proposta di patteggiamento rispettivamente a 4 anni e mezzo (per Giorgio Magnoni) e a 3 anni e mezzo (per Luca Magnoni). Il collegio, però, non ha deciso sull’istanza, ma ha chiesto chiarimenti al pm in relazione “alle azioni risarcitorie, se ci sono state, da parte degli imputati”.

Tutti gli enti che hanno chiesto di essere parte civile hanno spiegato di non aver ottenuto alcun risarcimento, mentre il pm ha chiarito che la proposta di patteggiamento è comunque “meritevole di accoglimento” perché i Magnoni hanno messo a disposizione i loro beni nell’ambito della procedura concorsuale della società e “non mi risulta abbiano disponibilità finanziarie aggiuntive”. Il Tribunale, intanto, ha deciso di rinviare il processo al 14 aprile per decidere sulle parti civili, tenendo in ‘stand by’ le istanze di patteggiamento.