E' riduttivo definirlo semplicemente un pittore. I suoi quadri vanno letti come risposte sociali e culturali, prima che pittoriche, alle questioni nodali del Novecento, veri e propri libri aperti sull’Italia e l’Europa di quegli anni di cui traccia un’immagine talmente realistica che quasi restituisce una verità. L'esposizione alla Estorick Collection of Modern Italian Art, nel quartiere londinese di Islington, sarà aperta fino al 4 aprile
Il ritorno a Londra di Renato Guttuso dopo 20 anni. “Renato Guttuso: Painter of Modern Life” è la mostra aperta fino al 4 aprile dedicata alle opere e alla carriera artistica del pittore siciliano, realizzata in collaborazione con la Galleria d’Arte Maggiore di Bologna per la Estorick Collection of Modern Italian Art, nel quartiere londinese di Islington. L’istituzione londinese specializzata in arte italiana ha voluto celebrare uno dei più grandi interpreti della pittura del Novecento con questa importante retrospettiva affiancando le opere dell’artista italiano, molto conosciuto e ampiamente apprezzato nel Regno Unito, alle oltre 120 della collezione permanente.
Nato a Bagheria nel 1911, Guttuso ha vissuto una vita intensa che lo ha impegnato su vari fronti, dall’arte alla politica fino alla partecipazione attiva al dibattito delle avanguardie. Strenuo oppositore del regime fascista, combatté nella Resistenza e divenne uno dei principali esponenti del PCI fino alla doppia elezione a senatore, nel 1976 prima e nel 1979 dopo. Tutto si riflette nelle sue opere, insieme a un gusto per il reale e all’idea che l’arte dovesse incontrare “l’utile”. La conseguente ricchezza e varietà delle forme stilistiche e la capacità di raccontare come pochi l’angoscia di una generazione, lo hanno reso dunque uno dei maggiori esponenti della pittura del dopoguerra non solo in Italia, ma anche in Europa e oltreoceano. È per questo che è riduttivo definirlo semplicemente un pittore. I suoi quadri vanno letti come risposte sociali e culturali, prima che pittoriche, alle questioni nodali del Novecento, veri e propri libri aperti sull’Italia e l’Europa di quegli anni di cui traccia un’immagine talmente realistica che quasi restituisce una verità. La sua arte, infatti, ha il pregio di saper diventare racconto ed emblema e, allo stesso tempo, di essere lo specchio critico, lucido, drammatico della storia poiché egli stesso si è immerso in quella storia. Il suo realismo non è semplicemente una scelta retorica né una scelta fatta per contagio, ma una testimonianza critica e consapevole del suo tempo e dei suoi cambiamenti sociali. Si rivelò, inoltre, uno scrittore e un teorico straordinariamente sensibile in grado toccare tutti i nervi scoperti di un secolo problematico sotto numerosi aspetti.
E mentre il quadro più famoso del pittore bagherese, “La Vucciria” (1974), simbolo di Palermo e del suo mercato più popolare da cui sembrano sprigionarsi i profumi dei prodotti tipici, va in trasferta a Milano per l’Expo 2015, a Londra vengono esposte le principali opere di denuncia sociale e politica come “La Morte dell’Eroe” ed “Eroina”, ma anche gli splendidi paesaggi della sua Sicilia dove irrompono i colori accessi caratteristici di quella terra, dai rossi del fuoco dell’Etna ai turchesi del Mar Tirreno fino all’arancione e ai gialli degli aranceti e dello zolfo. E poi i nudi, i ritratti, le nature morte tra cui spicca “Natura morta con lampada”, una composizione a prima vista convenzionale ma che in realtà è una velata denuncia alle brutalità e alle sofferenze perpetrate dal regime, e la cronaca della vita sociale come nel celebre “Comizio di quartiere” del 1975 dove tra folla spuntano i volti di Marylin Monroe e Pablo Picasso.
Un bellissimo omaggio a un pittore che in un arco di tempo lungo quarant’anni ha regalato tele “popolari” accessibili a tutti, vibranti e vivaci ma anche crude e violente da cui emergono prepotentemente squarci di vita descritti con intensità, energia, passione e da cui traspaiono sentimenti reali.