“Non un passo indietro, nemmeno per prendere la rincorsa”, con questa frase oggi l’unione degli studenti (UdS) ha organizzato la manifestazione contro “La Buona Scuola” del governo Renzi. Sono stati 40 i cortei che hanno sfilato in tutta Italia per fermare il ddl che approda oggi in Consiglio dei Ministri.
Dal 15 novembre scorso sulla piattaforma labuoanscuola.gov.it il governo si è confrontato con i cittadini attraverso un questionario online sotto uno slogan che dire populista pare poca cosa: “Non c’è un noi e un voi, c’è solo la nostra scuola”. Tra chi ha compilato il questionario risulta che solo il 5,15% risultano studenti (slide numero 21, presentazione del 15 dicembre 2014). Non sarebbe forse più utile se il governo ascoltasse le piazze che in maniera chiara e diretta si fanno portatrici di necessità e bisogni di chi la scuola e le università le vive tutti i giorni?
Gli studenti non si oppongono solamente a La Buona Scuola, ma ne propongono un’Altra accanto all’idea di una legge di iniziativa popolare (Lip): il 10 marzo scorso sono state proposte in conferenza stampa alla camera le sette priorità dell’Altra scuola: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio dell’autonomia scolastica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica.
Stamattina oltre a ricordare che è da ottobre che si scende in piazza contro una riforma che si fa portatrice di futuro, ma che è più obsoleta che mai, ci si è anche dati appuntamento al prossimo mercoledì 18 marzo a Francoforte: giornata in cui i movimenti e in sindacati di tutta Europa manifesteranno in occasione dell’Eurotower della Bce. Perché un’altra scuola è possibile se accompagnata da politiche diverse a livello europeo in campo lavorativo, ambientale, di giustizia e quindi di istruzione. Niente rincorse dunque, ma passi pesanti di proposte e idee per un altro futuro. L’europa potrebbe ripartire da queste orme.