Con il primo via libera dell’Assemblea alla legge “bipartisan” sulla sedazione terminale per i malati senza speranza di guarigione anche la Francia fa un passo avanti sulla strada della legalizzazione della eutanasia. Infatti, è prevedibile che la proposta approvata oggi in prima lettura evolva proprio in questo senso. E’ quello che lascia intendere il ministro socialista della Salute Marisol Touraine quando afferma che dopo l’approvazione ed una sperimentazione della nuova legge potrebbe essere necessaria “una tappa supplementare”.
Questo è ora il panorama europeo. I tre paesi del Benelux – Olanda, Belgio e Lussemburgo – hanno ormai legalizzato l’eutanasia da oltre dieci anni. Hanno fatto lo stesso due comunità autonomiche della Spagna, Andalusia e Navarra, con un quarto degli abitanti del paese. Il Bundestag in Germania e la Camera dei Lords in Inghilterra stanno discutendo due ddl sul suicidio assistito, con forti possibilità di essere approvati, anche per l’atteggiamento molto meno barricadiero delle chiese dominanti (cattolica e protestante). Dunque, il solo paese in cui eutanasia e suicidio assistito non solo all’ordine del giorno del Parlamento è l’Italia, dove una rumorosa minoranza cattolica integralista impedisce su questi temi ogni discussione “seria e approfondita”, quale quella che auspicò un anno fa il Presidente Napolitano in una lettera aperta indirizzata a me e alla Associazione Luca Coscioni.
Così, la nostra proposta di legge di iniziativa popolare, presentata nel dicembre del 2013 con 70mila firme di cittadini/elettori, continua a giacere nei cassetti del Parlamento. Dove molti deputati e senatori insistono nel dirsi favorevoli all’eutanasia nelle risposte ai pochi giornalisti che hanno l’ardire di chiedere la loro opinione, ma non danno poi concretamente seguito alle loro dichiarazioni di intenti con i mezzi e nelle forme con cui i membri del Parlamento esercitano la loro funzione di rappresentanti del popolo (un popolo che al 70% è a favorevole alla eutanasia): interrogazioni e interpellanze, mozioni e – soprattutto – disegni di legge.
Proprio per “stanare” il Parlamento abbiamo organizzato, per l’intesa giornata di giovedì 19 marzo, un convegno in cui si confronteranno parlamentari, medici, malati e congiunti dei tanti sfortunati italiani (oltre 1.000) che ogni anno cercano nel suicidio la sola “uscita di sicurezza” che le spietate leggi italiane lasciano ai malati terminali.