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Grecia: la Germania paghi i danni di guerra

A partire dal 1939, anzi da prima, calcolando l’Anschluss dell’Austria, l’occupazione dei Sudeti e l’intervento ‘umanitario’ a fianco dei franchisti nella guerra civile spagnola, le truppe naziste hanno seminato la morte e la distruzione in Europa e nel mondo.

La Grecia fu particolarmente colpita e subì enormi perdite umane ed economiche. Nell’opera di fiancheggiamento dei nazisti si distinsero i fascisti italiani e il loro esercito che, com’è noto, erano motivati dall’onorevole obiettivo di ‘spezzare le reni’ ai Greci, come ebbe a dire il loro leader del tempo.

Nel dopoguerra, venuti fuori gli orrori di cui i nazisti si erano resi colpevoli, il popolo tedesco, nella sua buona parte corresponsabile di tali orrori, visse una proficua stagione autocritica, che consentì alle migliori tradizioni di quel popolo di tornare a galla. Non bisogna in effetti dimenticare che, prima ancora che complice, il popolo tedesco fu, almeno in parte, la prima vittima di Hitler e dei suoi accoliti. Come che sia, la Conferenza di Londra del 1952 deliberò, per agevolare la ripresa economica della Germania, l’annullamento di buona parte del debito tedesco. Fu una scelta oculata, in virtù della quale la Repubblica federale tedesca, e in certa misura anche quella democratica, vissero stagioni di crescita economica rapida e di benessere diffuso. Scelta che andrebbe oggi applicata alle economie indebitate degli Stati europei, se al posto degli “oscuri e decerebrati burattini” della finanza che siedono a Bruxelles e dintorni ci fosse ad esempio un presidente statunitense intelligente ed illuminato come fu Ike Eisenhower.

Contro i crimini di guerra e contro l’umanità non può essere invocata l’immunità degli Stati.  L’ha ricordato da ultimo la Corte costituzionale italiana con la nota sentenza 238 del 2014 , la quale fra l’altro ha affermato che “il totale sacrificio che si richiede ad uno dei principi supremi dell’ordinamento italiano, quale senza dubbio è il diritto al giudice a tutela di diritti inviolabili, sancito dalla combinazione degli artt. 2 e 24 della Costituzione repubblicana, riconoscendo l’immunità dello Stato straniero dalla giurisdizione italiana, non può giustificarsi ed essere tollerato quando ciò che si protegge è l’esercizio illegittimo della potestà di governo dello Stato straniero, quale è in particolare quello espresso attraverso atti ritenuti crimini di guerra e contro l’umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona”, e non v’è dubbio che di crimini di guerra i tedeschi (e gli italiani) in Grecia ne commisero ad iosa, infliggendo perdite oggi valutabili anche economicamente.

L’ammontare dei danni di guerra inflitti dalla Germania alla Grecia è stato quantificato nella notevole cifra di 162 miliardi di euro (pari a circa l’80% del prodotto nazionale lordo greco) da una Commissione insediata a suo tempo dal governo Samaras. Questo debito è tuttora esigibile contrariamente a quanto affermato dal governo tedesco. Infatti non si può invocare, contro la richiesta del governo greco, la pretesa rinuncia che ‘le potenze alleate’ avrebbero effettuato nel 1990, per effetto del noto principio pacta tertiis nec nocent nec presunt, dato che il governo greco non è stato per nulla parte degli accordi stipulati al momento della riunificazione della Germania.

Vi sono insomma tutte le condizioni giuridiche affinché la Germania paghi il suo salatissimo conto con il popolo greco. Questione però di cui Merkel, Schäuble & C. non intendono, con la volgare arroganza che li contraddistingue, tenere affatto conto. Si tratta però di un’arma politica e giuridica della quale il governo Tsipras dovrebbe fare uso, anche se ovviamente non può aspettarsi più di tanto dagli altri governi europei, dai Quisling spagnoli e portoghesi, al ‘nostro’ buon Renzi, all’imbelle Hollande, tutti allineati e coperti, chiacchiere a parte, con i tedeschi. Eppure tutti dovrebbero essere consapevoli che riconoscere la fondatezza della legittimità delle pretese greche è indispensabile per garantire il rispetto della regola dello Stato di diritto, in mancanza del quale l’Unione europea, in preda esclusivamente a ricatti, strangolamenti e rapporti di forza, pare destinata a una rapida disgregazione che alla fine sarà vissuta come una liberazione dai popoli che  sono le vittime delle politiche imposte da Frau Merkel e dai suoi accoliti.