Primavera, voglia di stare all’aperto e godersi il primo sole avvolti dai profumi e dai colori della natura, alla scoperta di giardini, parchi, ma anche orti in cui, fino a poco tempo fa, sarebbe stato impensabile accedere. Delle vere e proprie opere d’arte che nel 2014 hanno attirato l’attenzione di ben 8 milioni e mezzo di visitatori. È il cosiddetto “horticultural tourism”, una forma di turismo culturale lontana dai grandi circuiti di massa, che si sviluppa intorno alle bellezze paesaggistiche e ambientali di cui il nostro territorio è ricco.
Un interesse crescente, che vede aprirsi sempre più cancelli di angoli di paradiso, soprattutto privati, grazie anche al lavoro di Grandi Giardini Italiani, una rete di 120 giardini di interesse botanico, storico e artistico, sparsi in 11 regioni della Penisola. Un network che raduna le eccellenze made in Italy con l’obiettivo di valorizzare un patrimonio culturale esistente e spesso dimenticato, rendendolo accessibile, visitabile e fruibile da tutti, in qualsiasi stagione dell’anno. Alla base dell’idea dell’inglese Judith Wade, che ha fondato questa realtà nel 1997, c’è l’intento di creare un circolo virtuoso di scambio di know how e buone pratiche, metodi di gestione e manutenzione, con ricadute positive sul territorio, sia di tipo economico tramite la creazione di nuovi posti di lavoro, sia di tipo ambientale con la salvaguardia della biodiversità e delle specie in estinzione.
Come lo splendido coleottero Carabus olympiae che dopo aver rischiato di sparire negli anni Novanta a causa alla cattura intensiva da parte dei collezionisti, può riprodursi in libertà all’interno dell’Oasi Zegna, un vasto parco naturale di 100 chilometri quadrati nelle Alpi Biellesi caratterizzato da 500mila conifere, centinaia di rododendri ed ortensie blu. O gli altissimi e meravigliosi tassodi, l’alta sequoia, il grande bosco di bambù, l’antico cedro del Libano e lo storico ginkgo biloba che si trovano all’interno del parco del Castello di Miradolo, ai piedi delle colline di Pinerolo, in provincia di Torino.
Giardini come grandi musei all’aria aperta. Come, solo per citarne alcuni, il labirinto monumentale di bambù di Franco Maria Ricci a Fontanellato (PR), o il parco di sculture del Rossini Art site tra le colline della Brianza, che ospita una raccolta di opere d’arte del secondo Novecento e un allevamento di cavalli lasciati in libertà. Caratteristica poi della rete dei Grandi Giardini Italiani è di far da sfondo a un alto numero di eventi, 700 solo nel 2014, come la Caccia al tesoro botanico il giorno di Pasquetta, per far avvicinare i bambini alla natura in maniera giocosa, o le giornate dedicate alla scoperta delle erbe o degli animali, come i gufi, presenti nei diversi territori. Ma anche degustazioni, concerti, visite guidate, pic-nic, contest fotografici, mostre e laboratori di falegnameria.
Non solo parchi, ma anche orti, vigneti e frutteti: in vista dell’Expo è stato creato l’itinerario ad hoc “100 Giardini per Expo 2015”, una mappa che partendo da Milano porterà i visitatori a scoprire le coltivazioni caratteristiche della Lombardia, del Canton Ticino e di altre 12 regioni italiane. Un percorso che si snoderà tra i giardini di Villa Arconati (Bollate, MI) e di Villa Litta (Lainate, MI) per proseguire con le meraviglie delle Isole di Brissago (CH), Villa Carlotta sul lago di Como, Isola del Garda (BS) ed il giardino di Villa Sommi Picenardi (Lecco); ma con il coinvolgimento anche di giardini e parchi di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Campania e Sicilia. Un’occasione per rivalutare la parte agricola delle tenute del circuito che, in coerenza con i temi di Expo, in passato “nutriva” chi le abitava.
Foto dell’articolo: Oasi Zegna, Archivio Grandi Giardini Italiani – 100 Giardini per Expo 2015
di Vanna Sedda