Il XXI secolo segna il passaggio ‘al muro del tempo’, dell’epoca in cui un modello antropologico della società basato sulla famiglia e la filiazione naturale viene sfidato da quanti, magari protetti dallo slogan dei ‘diritti civili’, ne propugnano il superamento se non addirittura l’abbattimento. La visione fondata sul legame di coppia che crea una nuova vita come atto d’amore, rischia di cedere il passo a un processo di riproduzione del vivente, che ora con le tecniche di fecondazione artificiale, e tra breve, con la manipolazione genetica, mira a rendere modificabili i fondamenti naturali della nostra esistenza corporea.
L’uomo e la donna vengono ridotti al rango di strumenti per la produzione di una cosa: il bambino. Sul piano semantico vengono stravolti i significati di parole come ‘padre’ e ‘madre’, per trasformarle in termini burocratici, indicanti una funzione avulsa dal ruolo, propria delle nuove forme di famiglie fondate sulla produzione artificiale di un ‘figlio’ a tutti i costi.
È soltanto l’ inizio di un processo che con la manipolazione genetica può giungere sino al superamento della nostra specie. Il punto d’attacco non poteva che essere l’intervento sulla sessualità: la sessualità organica, fondata sulla differenza tra i sessi, sostituita da una sessualità neutra, inorganica, androgina, sospesa in una eccitazione infinita incapace di raggiungere qualsiasi orgasmo.
Le obiezioni che, da più parti, si levano verso questa deriva post-umana e i suoi relativi pericoli, vengono stroncate con l’arma di ricatto del ‘reato d’opinione’, e attraverso l’indottrinamento, già a partire dalle scuole materne, della teoria del superamento degli ‘stereotipi di genere’. La linea di resistenza è segnata, starà a ciascuno di noi decidere da che parte stare; certo non si potrà rimanere indifferenti in un confronto in cui è in gioco l’idea stessa di uomo, di più quell’immagine di uomo che per l’Occidente è cominciata con il passo del sesto giorno della creazione: “Dio creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”. Anche se dopo Nietzsche di Dio non ci resta che il ricordo struggente dobbiamo impedire che l’essere umano faccia una fine ancora peggiore.