Il ministro delle Finanze ellenico chiede di rinegoziare i 6,5 miliardi di rimborsi dovuti all'Eurotower tra luglio e agosto, perché il governo al momento non ha le risorse per pagare. Poi le provocazioni: il programma di assistenza della troika "era tossico e non accettiamo che debba essere continuato". E l'economista lancia anche la sua alternativa al quantitative easing di Mario Draghi
Due giorni fa il “falco” Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, ha ufficializzato il suo no all’aumento dei fondi di emergenza messi a disposizione delle banche greche dalla Bce. Paventando che il governo di Alexis Tsipras li stia utilizzando per aggirare le regole e finanziare il debito pubblico. Sabato, dal workshop Ambrosetti di Cernobbio, è arrivata la risposta del ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis. Che ha colto l’occasione per attaccare in un colpo solo sia la banca centrale di Berlino sia l’Eurotower di Mario Draghi, da cui pure gli istituti ellenici sono pesantemente dipendenti. “Mi dispiace, signore e signori, ma lo statuto (della Bce, ndr) è stato scritto dalla Bundesbank. E non posso accettare l’idea che la Bundesbank, autrice dello statuto della Bce, abbia mai immaginato che Trichet (il predecessore di Draghi, ndr) avrebbe comprato titoli greci, quindi non vedo come lo statuto della Bce vieti qualsiasi tipo di ristrutturazione di quei titoli”. Eppure “mi dicono che la Bce non accetterà mai discussioni circa lo swap perché è scritto nello statuto”.
Ovviamente l’oggetto del contendere, più che l’identità dell’autore dell’atto che disciplina il funzionamento dell’istituzione di Francoforte, è la possibilità di negoziare sul pagamento dei 6,7 miliardi di euro (più circa 800 milioni di servizio del debito) che Atene deve restituire all’Eurotower nei mesi di luglio e agosto. Perché, come rivelato dal ministro in un’intervista alla tv greca Skai, il governo non ha al momento le risorse per rimborsarli. “Lotteremo”, aveva anticipato Varoufakis. E adesso la battaglia è iniziata. Il riferimento a Jean Claude-Trichet non è casuale, perché è stato l’economista francese ad avviare nel 2010 l’acquisto di bond greci nell’ambito di un programma di assistenza ai Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria e i cui rendimenti erano diventati troppo onerosi. Ora il titolare delle Finanze chiede che Francoforte da un lato restituisca ad Atene gli interessi maturati su quei titoli (1,9 miliardi), dall’altro accetti una ristrutturazione della parte di debito ellenico che ha in pancia, magari accettando di sostituirlo con bond senza scadenza su cui pagare solo un tasso di interesse. Proposta che da sempre è il cavallo di battaglia di Varoufakis.
Ma Draghi ha già chiarito che le regole sono chiare e non sono possibili eccezioni. Sì alla linea di liquidità di ultima istanza per le banche (Ela), aumentata giovedì di 600 milioni portandola a 68,9 miliardi, no all’acquisto di titoli di Stato di Atene nell’ambito del quantitative easing (non hanno il rating minimo richiesto) né alla loro accettazione come corrispettivo per operazioni di rifinanziamento. Chiusura assoluta, infine, al finanziamento monetario del debito ellenico, vietato dai trattati europei. Scelte che Varoufakis ha già definito “molto disciplinanti”, sostenendo che al precedente governo conservatore guidato da Antonis Samaras fu riservato un trattamento molto più favorevole.
Il ministro ellenico, nel bel mezzo delle trattative con i creditori sulla proroga degli aiuti, è anche tornato a contestare il programma di assistenza finanziaria gestito dalla troika, affermando che “era tossico” e “ha peggiorato le cose. Il solo effetto reale di quel programma è stato trasferire le perdite del settore privato dai bilanci delle banche sulle spalle dei contribuenti. Questo è stato il successo”. E ancora: “Dirci semplicemente che questo è il programma, ingoiatelo così com’è perché non intendiamo occuparcene più, non è una cosa che questo governo è intenzionato a tollerare. E io ora sarò dipinto come il recalcitrante sinistrorso dell’Eurogruppo, ma ve lo dico, l’unico aspetto radicale è che non accettiamo la nozione che un programma fallito debba essere accettato e continuato semplicemente perché le regole sono regole e non devono evolvere. Le regole devono seguire gli interessi dell’Europa”. Rivendicazioni alle quali l’ex premier Mario Monti, a Cernobbio per il forum, ha reagito dicendo che per quanto forse la troika abbia “sbagliato i tempi” imponendo al Paese una “trasformazione profondissima” troppo rapidamente, ora “l’atteggiamento provocatorio del governo greco, meno del primo ministro e di quello delle Finanze e più di altri esponenti, sta facendo dissipare il patrimonio di simpatia” verso Atene.
Poi Varoufakis, nonostante il governo Tsipras sia ormai in rotta con quello di Berlino (tanto da essere tornato a chiedere il rimborso dei danni della Seconda guerra mondiale), ha tornato a proporre un “piano Merkel” per la ripresa dell’Eurozona che passi attraverso l’emissione di obbligazioni da parte della Banca europea degli investimenti. “Immaginate che questo piano sia finanziato al 100% con obbligazioni emesse dalla Bei, con la Bce che opera sui mercati secondario ed è pronta a comprare questi bond della Bei”, ha detto Varoufakis, secondo cui “questo risolverebbe i problemi operativi della Bce, perché improvvisamente comprerebbe un solo tipo di titolo, con rating AAA, senza doversi preoccupare, dei rendimenti dei diversi titoli Stati”.