A Roma il primo incontro del progetto del leader Fiom per contrastare Renzi. Presenti Emergency, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia e l'ex M5S Mussini, Romani e Bencini: "Obiettivo? Rilanciare l'idea che la politica non è proprietà privata". Da Bologna l'attacco della minoranza Pd: "Non abbiamo bisogno delle sue grida televisive". Guerini: "E' la prova che la sua opposizione non era sindacale"
“Una coalizione per difendere i diritti di tutti”. Per ora non sarà un partito, ma un cantiere per “una coalizione sociale”. Maurizio Landini a Roma ha radunato associazioni e rappresentanti dei lavoratori per dare il via al suo progetto politico. “Stiamo lavorando a un nuovo statuto dei lavoratori che metta insieme tutte le forme di lavoro e le tuteli”. Si muove qualcosa a sinistra: mentre il segretario Fiom incontra i suoi, la minoranza Pd a Bologna ha organizzato un convegno. Proprio da quel palco non sono mancati gli attacchi a Landini: “Non abbiamo bisogno delle sue urla televisive”, ha detto Roberto Speranza. E Landini ha ribattuto: “Io mi concentro sul merito. Ricordo che questo governo e in particolare il partito di maggioranza ha cancellato i diritti dei lavoratori: è peggio delle urla”. Ma non è il solo botta e risposta. In serata è intervenuto il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “Non capisco bene in che cosa consista la sua proposta però ciò che mi sembra abbastanza evidente è che si conferma che l’opposizione di questi mesi era più politica che sindacale”.
Alla riunione a porte chiuse erano presenti: i portavoce delle associazioni Emergency, Arci, Libera, Articolo 21 a Libertà e giustizia; i rappresentanti di alcune categorie professionali (da avvocati a farmacisti); i senatori ex M5S Maria Mussini, Maurizio Romani e Alessandra Bencini; il costituzionalista Gianni Ferrara; Giovanni Cocchi del comitato per una legge popolare sulla buona scuola. Tutti i partecipanti sono stati convocati da Landini presso la sede nazionale della Fiom con una lettera di invito nella quale si chiedeva di dare forma a dei “punti di programma condivisi nello spazio nazionale” che muovano da una certezza: “La politica non è una proprietà privata“. La coalizione sociale nasce, spiegava ancora Landini nell’invito, per contrastare due assunti: “la fine del lavoro” e quello secondo cui “la società non esiste, esistono solo gli individui e il potere che li governa” con cui è stato creato “lo spettro di un futuro già presente con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa” e che sta scatenando “una guerra tra poveri”. Per questo, “serve superare le divisioni, il frazionamento, le solitudini collettive e individuali e coalizzarsi insieme”.
Il segretario ha poi annunciato una manifestazione per il 28 marzo: “Un evento della Fiom ma che è aperto a tutti quelli che condividono i nostri obiettivi, C’è un elemento di continuità con la manifestazione di ottobre, non ci fermiamo, vogliamo unire tutto ciò che il governo sta dividendo. Un importante avvio di discussione”.Landini ha ripetuto però che l’obiettivo non è quello di fare un nuovo partito, ma al massimo quello di rinnovare il sindacato. “Noi facciamo il nostro mestiere di movimento sindacale e sociale”, ha detto. “Agiremo contrattualmente nei luoghi di lavoro per chiedere che tutti abbiano gli stessi diritti, per aprire una battaglia sugli appalti, per riconquistare i contratti ma cambiare le leggi vuol dire fare proposte per costruire un consenso e, se necessario, arrivare anche a forme di referendum abrogativi“.
Nel giorno del battesimo, il nuovo soggetto ha guadagnato anche diversi attacchi: “Landini, come noi tutti, farà i conti e avrà l’onestà intellettuale di guardare a ciò che accade davvero”, afferma da Trieste il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlando con i giornalisti sulla bocciatura del Jobs Act da parte del segretario Fiom. “Se alla fine di quest’anno avremo un numero rilevante di nuovi occupati, e avremo centinaia di migliaia di contratti precari che saranno diventati stabili, Landini avrà pure la sua opinione, ma i numeri hanno la testa più dura di Landini, e di Poletti”. Più politica la reazione dell’M5S Luigi Di Maio, “l’Italia non ha bisogno di nuovi partiti, non è con i simboli che si cambia il Paese. Ogni giorno si annuncia una nuova coalizione – ha aggiunto – mentre noi del M5s ci tagliamo lo stipendio e grazie a noi partiranno migliaia di nuove imprese in italia. Noi siamo dalla parte della gente, e portiamo in Parlamento le questioni che interessano i cittadini”.