“Insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati: è una ingiustizia”. Mentre il governo discute della riforma della scuola, Papa Francesco punta il dito contro gli stipendi bassi dei docenti. A oltre 2mila insegnanti cattolici degli istituti superiori ricevuti in Vaticano, Bergoglio ha ricordato che “non c’è soltanto il tempo che spendono per fare scuola, poi devono prepararsi, poi devono pensare a ognuno degli alunni”.
Il Papa ha voluto raccontare ai “colleghi e colleghe” presenti anche la sua esperienza di docente a Buenos Aires. “Io penso al mio Paese, che è quello che conosco: poveretti, per avere uno stipendio più o meno che sia utile, devono fare due turni! Ma un insegnante come finisce dopo due turni di lavoro? È un lavoro malpagato, ma bellissimo perché consente di veder crescere giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura. È un po’ come essere genitori, almeno spiritualmente. È anche una grande responsabilità! Insegnare è un impegno serio, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore, ma occorre ricordare che nessun insegnante è mai solo: condivide sempre il proprio lavoro con gli altri colleghi e con tutta la comunità educativa cui appartiene”.
Ai docenti cattolici presenti all’udienza Francesco ha chiesto di “illuminare e motivare una giusta idea di scuola, oscurata talora da discussioni e posizioni riduttive”. Ma soprattutto il Papa ha invitato gli insegnanti ad “amare di più gli studenti ‘difficili’, quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola. Se oggi – ha affermato Bergoglio – un’associazione professionale di insegnanti cristiani vuole testimoniare la propria ispirazione, è chiamata a impegnarsi nelle periferie della scuola, che non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza, alla malavita”.
Per Francesco non ci devono essere differenze tra scuola pubblica e privata. Il Papa, infatti, ha precisato che, “a prescindere dalla sua gestione statale o non statale, essa ha bisogno di educatori credibili e di testimoni di una umanità matura e completa”. Così come “sul piano professionale è importante aggiornare le proprie competenze didattiche, anche alla luce delle nuove tecnologie, ma l’insegnamento non è solo un lavoro: è una relazione in cui ogni insegnante deve sentirsi interamente coinvolto come persona, per dare senso al compito educativo verso i propri allievi”. Infine, il riconoscimento di Bergoglio ai docenti cattolici di aver “contribuito a far crescere il Paese, a riformare la scuola, a educare generazioni di giovani. In 70 anni l’Italia è cambiata, la scuola è cambiata, ma ci sono sempre insegnanti disposti a impegnarsi nella propria professione con entusiasmo e disponibilità”.