La Russia era pronta ad allertare le proprie forze nucleari durante le tensioni che hanno preceduto, lo scorso anno, l’annessione della Crimea e la destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovic. A renderlo noto è stato il presidente russo Vladimir Putin nel documentario Crimea: the Road to the Motherland trasmesso domenica alla tv di Stato. “Eravamo pronti a farlo” nel caso in cui gli Usa e i loro alleati europei fossero intervenuti, ha rivelato Putin. Ma “ho parlato con i colleghi (occidentali ndr) e ho detto loro che è un nostro territorio storico e che lì vive gente nostra che corre pericolo e deve essere salvata”. Alla fine “penso che nessuno volesse iniziare una guerra mondiale per tutto questo”, ha spiegato il leader del Cremlino.

Putin ha poi accusato Washington di aver orchestrato le proteste di gennaio e febbraio 2014 di piazza Maidan a Kiev, sfociate nel colpo di Stato che portò alla deposizione di Yanukovic: gli Usa “hanno addestrato i nazionalisti” che volevano “rimuoverlo fisicamente”. Ricostruendo gli eventi che hanno portato all’annessione della Crimea alla Federazione russa, il presidente ha ricordato poi di averla decisa dopo un meeting durato tutta la notte tre il 22 e il 23 febbraio 2014, quando le forze speciali russe tentarono di recuperare da Donetsk il presidente Yanukovic appena destituito dal Parlamento ucraino. Secondo Putin la mossa non era stata pianificata. E l’obiettivo era “salvare dai nazionalisti” quel territorio abitato per la maggior parte da una popolazione di etnia russa.

Il presidente ammette anche che lo scorso anno “la Crimea è stata trasformata in una fortezza, con oltre 40 sistemi missilistici s-300 e una ventina di batterie mobili, insieme ad altre armi pesanti”. Il filmato è stato mandato in onda alla vigilia dell’anniversario del referendum che ha sancito l’annessione della Penisola da parte della Russia. Una consultazione non riconosciuta da Kiev né dalla comunità internazionale e durante la quale si espresse a favore quasi il 97% dei votanti. Due giorni dopo, il 18 marzo 2014, la Russia dichiarò l’annessione della penisola, fino a quel momento territorio ucraino, con un solenne atto del Cremlino: Putin e i leader della Crimea firmarono un trattato bilaterale in base al quale la Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli diventavano membri della Federazione russa.

Non è chiaro quando l’intervista a Putin sia stata registrata. Il responsabile per la stampa del Cremlino si è rifiutato di commentare dove si trovi il presidente, dopo le voci che lo davano in Svizzera per la nascita del figlio della presunta compagna Alina Kabaieva. Domenica l’ex ambasciatore israeliano a Mosca, Zvi Magen, è arrivato ad azzardare l’ipotesi di un colpo di Stato. Ma lunedì è previsto un incontro con il presidente del Kirghizistan, evento che dovrebbe veder ricomparire in pubblico il leader mettendo fine al giallo.

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