“Il sindacato non deve essere un partito. E io non voglio né fare un partito né uscire dal sindacato, ma il sindacato per esistere deve essere un soggetto politico. Se no è un sindacato aziendale e corporativo”. Così Maurizio Landini, reduce dal lancio della “Coalizione sociale” con Libera, Arci, Emergency, Articolo 21 e Libertà e Giustizia, risponde dallo studio di In 1/2 ora alle critiche dei vicesegretari del Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, che lo hanno accusato di aver fatto negli ultimi mesi un’opposizione più politica che sindacale, e del capogruppo Roberto Speranza secondo il quale non c’è bisogno delle sue “urla televisive”. “Le reazioni della politica mi fanno sorridere, non stanno capendo nulla di quello che sta accadendo. Se uno deve stare in Parlamento solo per dire di sì, io faccio altro”, ha detto il leader della Fiom. Quanto al rapporto con la segretaria della Cgil Susanna Camusso, Landini ha sostenuto che “finora stiamo stati assieme e abbiamo intenzione di proseguire assieme” e ha detto che era informata della riunione di ieri. Ma in serata dal sindacato di corso d’Italia è arrivata una smentita: il portavoce della Camusso ha precisato che né lei né la segreteria erano stati informati dell’iniziativa organizzata dalla Fiom “né tanto meno hanno espresso appoggio a quel progetto”.
“Non è sempre detto che la politica e anche i partiti di sinistra difendano i diritti di chi lavora”, ha ribadito Landini nel dialogo con Lucia Annunziata, ricordando come anzi “le altre organizzazioni di interesse come Confindustria hanno fatto un accordo con Renzi e per legge i diritti li stanno cancellando, al punto che ora puoi essere licenziato semplicemente pagando”. In questo quadro, ha detto il segretario, “mi sono ricordato della domanda di Renzi che in un video, rispondendo al segretario della Cgil, chiedeva al sindacato: “Voi dove siete stati in questi anni?”. Io mi sono posto proprio questo problema, dove sono stato? E mi sono risposto che forse non sono stato abbastanza con i precari, le partite Iva, i lavoratori con meno diritti”.
Di qui la convinzione che sia necessaria “una riforma, un cambiamento radicale del sindacato”, che non può più stare al fianco solo dei lavoratori dipendenti e deve “impedire che ci sia competizione tra persone che lavorano”, partendo dal presupposto che “a pari lavoro devono corrispondere pari diritti”. Su questa base, ha spiegato Landini, è nata l’aggregazione sociale tenuta a battesimo sabato a Roma. Un soggetto che in prospettiva punta, ha detto il sindacalista, a offrire in collaborazione con associazioni come Libera e ong come Emergency servizi indispensabili che stanno diventando troppo costosi, come le cure mediche.
Comunque, “oggi il punto è costruire un progetto di mobilitazione e di azioni ad ogni livello, dove il lavoro sia centrale, e su questa base dialogare con tutti”, ha spiegato Landini. “Nella mia testa una coalizione sociale non è fatta solo con quelli che c’erano ieri. La coalizione si deve allargare”.
Quanto alla manifestazione annunciata per il 28 marzo, sarà “basata sulla piattaforma votata a Cervia, quella che comprende il referendum sul Jobs Act, la rivendicazione del salario minimo, la patrimoniale sui grandi patrimoni, la lotta all’evasione fiscale e l’abbassamento drastico dell’età pensionabile“, ma “su questa base abbiamo detto che tutti quelli che lo vogliono possono partecipare”. La settimana prima, “il 21, saremo con Libera a Bologna per la manifestazione in ricordo delle vittime delle mafie, perché combattere la corruzione è più importante che abolire l’articolo 18 per far ripartire l’economia”.