“Mentre lo facevo lo amavo, poi l’ho detestato”. Sono le parole di Fritz Lang per l’amato/odiato Metropolis girato nel 1927, la cui edizione restaurata da 150 minuti, dopo il cosiddetto ritrovamento definitivo in Argentina nel 2008, verrà distribuita dalla Cineteca di Bologna da lunedì 16 marzo in 70 sale italiane e parallelamente nelle librerie con la pubblicazione di un cofanetto che contiene due dvd con booklet di approfondimento. 35mila comparse, 1100 persone calve per alcune scene di massa, 2000 costumi, 600 grattacieli di 70 piani, 5 milioni di Reichsmark spesi e solo 75mila guadagnati nei pochi mesi in cui rimase in sala, Metropolis rimane uno dei più grandi fallimenti a livello commerciale della storia del cinema, ma è anche diventato presto una sorta di archetipo visivo del genere fantascienza che verrà sia imitato (su tutti Blade Runner, Star Wars) che assurto a capolavoro proprio per questa sua travagliata e prolungata lavorazione, e per il continuo rimaneggiamento di versioni definitive per le sale.
35mila comparse, 1100 persone calve per alcune scene di massa, 2000 costumi, 600 grattacieli di 70 piani, 5 milioni di Reichsmark spesi e solo 75mila guadagnati
La magniloquente avventura di Lang inizia nel giugno del 1924, quando assieme alla moglie Thea Von Harbau termina lo script del film, iniziato dalla donna mentre il marito stava concludendo le riprese dei Nibelunghi. Sono 548 pagine con 406 tableaux (scene che non corrispondono esattamente né a una sequenza, né a un’inquadratura). Tra le fitte pagine c’è di tutto: dalla morale scritta ad inizio e fine film (“A mediare tra cervello e la mano deve essere il cuore”) sia il tratteggio scenografico della città futuribile con al centro una nuova torre di Babele che farà la storia.
Le riprese devono iniziare già in luglio, ma Lang, il produttore Erich Pommer, due dirigenti UFA (la casa di produzione che si accollò i costi del progetto) e l’architetto Erich Mendelsohn partono in piroscafo con direzione Stati Uniti. A parte le necessità tecniche, come l’acquisto di cineprese Mitchell e i contatti con i distributori americani, è qui che nasce la leggenda della città in verticale poi impressa in Metropolis: la nave arriva di mattina presto al porto di New York e tra le nebbie il regista tedesco intravede lo skyline di Manhattan non ancora completo di Empire State Building e Twin Towers ma già con parecchi impettiti ed imponenti grattacieli.
Uno dei più grandi fallimenti della storia del cinema, ma è anche diventato presto una sorta di archetipo visivo del genere fantascienza
Il primo giorno di set diventa così il 26 maggio 1925. Siamo negli studi di Neubabelsberg, a cui nel corso dei lunghissimi 17 mesi di lavorazione si aggiungeranno il grande hangar dei dirigibili di Staaken e l’EFA Atelier Am-Zoo di Berlino. Lang porta con sé il fedele Karl Freund come direttore della fotografia e fa centro nello scegliere come capo operatore Gunther Rittau. Il 25enne Gustav Frohler interpreta Freder Fredersen, mentre la sconosciuta Brigitte Helm entra direttamente nella storia della settima arte interpretando Maria e la donna robot: esiste una foto meravigliosa dove la ragazza è infilata dentro all’armatura luccicante e ne rimane solo fuori la testa, di fianco a lei un assistente la riscalda con un phon e un altro le regge una bibita con cannuccia.
Il film verrà amato da parecchi gerarchi nazisti e Lang fuggirà negli Stati Uniti dove lo attenderà la carriera di innovatore del “noir”
Inutile dire che tra scene di massa, architetture ed effetti speciali, Metropolis richiede più tempo del previsto. Il 23 novembre del ’26 riceve il visto di censura per la versione da 153 minuti. La prima è il 10 gennaio del ’27, ed è un grande successo di pubblico. Ma il meccanismo s’incrina subito, la macchina si ribella al suo inventore. Fioccano i commenti negativi. Si segnalano i più autorevoli come H.G.Wells che lo definisce “il più stupido dei film”; don Luis Buñuel – il cui scritto completo appare nel booklet del dvd Cineteca di Bologna – parla di “due film uniti per il ventre (…) ci siamo sorbiti una serie di personaggi devastati da passioni arbitrarie e volgari”; perfino Sergei Eisenstein, in visita sul set, aveva sostenuto che Lang non era in grado di dirigere gli attori sul set: “manca quello slancio collettivo che si è sviluppato da noi”.
Le critiche e lo scarso pubblico in sala nei tre mesi di proiezioni berlinesi portano subito la produzione a mutilare drasticamente il girato provocando l’immediata diffusione di versioni più brevi, addirittura fino a quella da 80 minuti che Giorgio Moroder musicherà in chiave pop nel 1984 con il contributo anche di Freddie Mercury. Il film verrà amato da parecchi gerarchi nazisti e Lang fuggirà negli Stati Uniti dove lo attenderà la carriera di innovatore del “noir”.
Il restauro che si vedrà in sala è quello con i 25 minuti perduti dal 1927 e recuperati nella Cineteca di Buenos Aires nel 2008
La fantasia distopica di Metropolis con quel mondo verticalmente diviso, sopra con l’avveniristica città dell’intelletto e del potere, sotto con le masse di operai grigie e ingobbite, diventerà comunque un capolavoro anche per la contestata ideologia che soggiace al testo dove rimane irrisolto il messaggio sociale: rivoluzione o conciliazione? Il restauro che si vedrà in sala è quello con i 25 minuti perduti dal 1927 e recuperati nella Cineteca di Buenos Aires nel 2008: realizzato da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek, con la colonna sonora originale di Gottfried Huppertz, ricostruita ed eseguita da Frank Strobel, alla guida della Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin.