L'ex giudice, coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro, nel 2012 è stato condannato a 4 anni di reclusione. Secondo l’accusa la cosca Valle-Lampada l'ha corrotto con soggiorni in costosi alberghi e prestazioni di escort. Già nel 2012, detenuto nel carcere di Opera, aveva tentato di togliersi la vita
L’ex gip del Tribunale di Palmi Giancarlo Giusti, agli arresti domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone, il centro del catanzarese dove viveva da alcuni mesi. Arrestato nel marzo 2012, Giusti nel settembre dello stesso anno era stato condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa.
Secondo l’accusa era stato corrotto dalla cosca Valle–Lampada con soggiorni in costosi alberghi e prestazioni di escort. In cambio di questi favori e di pagamenti in denaro, aveva disposto la scarcerazione di membri di spicco dell’organizzazione criminale. Sarebbe poi stato “socio occulto” della cosca in una società, la Indres Immobilare, che puntava ad acquistare appartamenti e case in aste da lui stesso pilotate, visto che in quel periodo era assegnato presso la sezione esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria.
Già tre anni fa l’ex giudice aveva tentato di togliersi la vita nel carcere milanese di Opera, ma era stato salvato dall’intervento degli agenti di sorveglianza.