Secondo l’accusa il presidente di Italcementi, che negli anni '70 è stato componente del comitato esecutivo dell'azienda metalmeccanica di Legnano, per "trascuratezza e disattenzione" "non ha assunto posizioni di dissenso" in merito alle "condizioni di non igiene" dello stabilimento. Il suo ruolo, se lo avesse voluto, gli avrebbe permesso di "verificare e agire" nella "gestione del rischio"
Il pm di Milano Maurizio Ascione ha chiesto sei anni di reclusione per Giampiero Pesenti nel processo per la morte di 30 operai della Franco Tosi, colpiti tra gli anni ’70 e i primi anni ’90 da mesotelioma pleurico. Il presidente del gruppo Italcementi, componente del comitato esecutivo dell’azienda metalmeccanica di Legnano negli anni ’70, secondo l’accusa sarebbe colpevole di “non aver assunto posizioni di dissenso” in merito alle “condizioni di non igiene” dello stabilimento lombardo, malgrado abbia avuto per sette anni un “ruolo al vertice dell’azienda”, che gli avrebbe consentito di “verificare e agire” nella “gestione del rischio specifico dell’amianto”.
Senza arrivare alle “estreme misure delle dimissioni o della denuncia all’autorità sanitaria”, ha osservato il pm, Pesenti avrebbe potuto esprimersi nell’ambito del cda o dell’assemblea dei soci, “ma questo non traspare mai, neanche negli ultimissimi anni della sua attività”, quando cioè l’università di Pavia inviò i risultati delle analisi che evidenziavano un legame tra il mesotelioma e l’esposizione all’amianto.
Una “inerzia“, la sua, “non indifferente sul piano giuridico penale”, e che unita alla “sistematicità” qualifica il suo silenzio “non come ignoranza o estraneità psicologica, ma come trascuratezza e disattenzione rispetto a un tema visto da lui come lontano, ma per legge materia di competenza del datore di lavoro”. Per questo, “tenuto conto del numero degli episodi contestati”, la richiesta per Pesenti è stata di sei anni di reclusione, affiancata all’assoluzione di tutti gli altri imputati.
“Nella pur lunga requisitoria non c’è stata una sola parola che abbia avuto attinenza ai fatti e alle valutazioni giuridiche, anche perché l’ingegner Pesenti non ha mai gestito la Franco Tosi, non ha mai avuto ruoli di gestione” ha spiegato l’avvocato Giuseppe Bana nella sua arringa.
“La richiesta – ha chiarito il difensore di Pesenti – è coerente con quella di altri procedimenti simili in corso, ma la nostra vicenda è diversa perché l’ingegner Pesenti non ha mai avuto ruoli gestionali alla Franco Tosi”.