La maggioranza dei manifestanti erano bianchi e non certo poveri lavoratori. Hanno chiesto persino l’impeachment della Rousseff eletta democraticamente a ottobre. L’opposizione, ma anche i partiti alleati non hanno atteso molto tempo per attaccare la Presidente. Il parlamento non legifera più, litiga e vive un conflitto che giunge fino all’asfalto, dove la gente grida contro i politici, ma allo stesso tempo non sa quale forza politica potrebbe sostituirli.
L’elezione presidenziale di ottobre mostrò ai brasiliani e al mondo una società divisa tra emergenti e ricchi, ma soprattutto l’elite che usa la classe media per cercare di rimuovere dal potere il Pt da quattordici anni al potere in Brasile. L’elite e l’opposizione temono il ritorno di Lula nel 2018, quando il presidente più amato nella storia del Brasile si ripresenterà all’elezione presidenziale. Oggi l’equipe economica della Rousseff ha dovuto adottare misure draconiane per cercare di fare quadrare i conti dopo quattordici anni di politica economica anticiclica che hanno fatto arricchire i soliti ricconi brasiliani, ma hanno anche tirato fuori dalla miseria milioni di brasiliani, grazie ai programmi sociali che hanno anche aperto per la prima volta le porte delle università ai giovani della periferia.
Il Brasile oggi è dolorosamente spaccato in due parti. Era quello che volevano i conservatori, gli speculatori e gli Stati Uniti che avrebbero voluto il partito liberale del Psdb alla presidenza del Brasile, il partito che nei due mandati presidenziali del presidente Henrique Cardoso hanno privatizzato le imprese pubbliche dello Stato, tra cui, parzialmente, la Petrobras. L’impresa pubblica petrolifera è oggi in balia di uno scandalo di corruzione che è parte probabilmente di una strategia americana per rendere l’impresa totalmente privata. La tattica proviene da Washington che mira a impossessarsi del Presal, l’immenso giacimento petrolifero con cui il Brasile è balzato al quarto posto tra i Paesi produttori di petrolio al mondo.
Gli atavici scandali brasiliani, che emergono curiosamente solo oggi, sono probabilmente parte di un disegno per rimuovere anche la vecchia classe politica e i partiti che hanno governato il Brasile durante la sua re-democratizzazione. Abbiamo visto accadere qualcosa di simile anche in Italia negli anni in cui avvenne lo scandalo di ‘Mani Pulite’. In quegli anni sparirono dalla scena italiana partiti e nomi della politica. Ne apparvero altri, tra cui Silvio Berlusconi. In Brasile non si sa chi potrebbe andare al potere, sarà forse la conservatrice e organizzata nuova elite evangelica filo americana e militarista? Il problema socio-politico brasiliano non è facile da risolvere, anzi incute un certo timore per il futuro del Paese che oggi si trova a un pericoloso bivio.
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