“La Empresa Telecomunicaciones de Cuba (Etecsa) e la compagnia Idt Domestic Telecom hanno chiuso le conversazioni con il proposito di sottoscrivere un Accordo di Servizi per le telecomunicazioni internazionali che consentirà interconnessioni dirette tra gli Usa e Cuba. Il ripristino delle comunicazioni dirette tra gli Usa e Cuba agevolerà le comunicazioni tra i popoli delle due nazioni”.
La nota della compagnia statale cubana di telecomunicazioni segna l’avvio della normalizzazione dei rapporti bilaterali tra gli Stati Uniti e l’isola di Cuba.
Poche righe che “scongelano” le relazioni “via cavo”, le diffidenze e le cospirazioni che dal 1961 hanno diviso i due paesi separati da un sottile braccio di mare, fecero troncare le connessioni dirette in tutti i settori delle comunicazioni, impossibile chiamare da una postazione fissa da Miami a Santiago de Cuba o da L’Avana a Washington. Impossibile immaginare che un postino americano consegnasse una lettera proveniente direttamente da un ufficio postale cubano e viceversa.
I contatti, i legami erano assicurati dai servizi dei paesi terzi, un “aggiramento” dell’embargo politico che aveva un costo elevatissimo. Dallo scorso 17 dicembre, dopo diciotto mesi di colloqui riservati in Canada, è iniziato il disgelo che consentirà di superare l’antico “blocco” per aprire un capitolo nuovo.
Il primo passo concreto è l’accordo tra la Etecsa e la Idt Corp., compagnia con sede in New Jersey che pochi giorni fa ha avuto il via libera dalla Commissione Federale di Comunicazioni. Si passerà dalle incerte e costosissime comunicazioni telefoniche utilizzando linee e servizi di paesi terzi, alle connessioni dirette. È solo l’inizio, la domanda del mercato è appetibile per gli operatori americani: sono quasi due milioni gli esuli cubani sul suolo statunitense con circa dieci milioni di familiari sull’isola, non è un caso che Daniel Sepúlveda, Coordinatore delle comunicazioni internazionali del Dipartimento di Stato, abbia annunciato una prossima visita a L’Avana per testare le opportunità di business per altri gestori americani.
Commentano entusiasti gli utenti cubani, in fondo all’articolo del Granma –organo di informazione del partito comunista cubano- che dà conto dell’avvenuta liberalizzazione del settore si leggono opinioni euforiche, traspare tuttavia anche qualche perplessità sulla nebulosità delle tariffe, come se l’apertura al mercato, e presto alla libera concorrenza, porti con sé inevitabili insidie o raggiri.
“Con la tariffa applicata per 7 minuti di conversazione con Cuba parlo 25 minuti con la Spagna”, sottolinea il lettore Juan Gabriel il quale con poche parole ci riporta ad un realismo che va oltre le congetture e le diffidenze.