Ho provato grande delusione, nel leggere quanto dichiarato da due stilisti, due imprenditori, che rappresentano Milano e l’Italia nel mondo.
La delusione è prima di tutto personale perché Dolce e Gabbana, idealmente, dicono alla sottoscritta che la sua famiglia non esiste. Assieme alla mia compagna, infatti, ho avuto una piccola con la procreazione medicalmente assistita. I due stilisti la derubricano considerandola una ‘figlia della chimica’; sono parole che mi lasciano una profonda tristezza.
Queste considerazioni, poi, arrivano in un momento decisivo per l’approvazione della legge nazionale che dovrebbe istituire, anche in questo Paese, le cosiddette unioni civili, aprendo alla spet-child adoption, ovvero all’adozione, anche all’interno di una famiglia omosessuale, di un figlio avuto da un precedente matrimonio o il frutto di una procreazione medicalmente assistita.
Le parole di Dolce e Gabbana sembrano arrivare giuste giuste per dare linfa a chi fa polemica e sostiene che questo tipo di legislazione sia inutile, pretendendo che le cose in Italia non mutino e che i gay e le lesbiche e le loro famiglie, rimangano degli invisibili come sono tutt’ora.
Io però non voglio rispondere ai due stilisti facendo polemica, hanno già pensato a questo altri e più illustri personaggi. Quel che dice Elton John, per esempio, ovvero che si tratta di considerazioni ‘arcaiche’, mi trova perfettamente d’accordo.
Una foto pubblicata da Elton John (@eltonjohn) in data:
Vorrei però invitare Dolce e Gabbana a passare una giornata in compagnia della mia ‘famiglia’ e far vedere loro quanto il nostro nucleo non abbia nulla di meno (o di più) di una situazione con mamma, papà (di sesso diverso) e figli (naturali).
La nostra è una famiglia assolutamente normale, arricchita addirittura da una creatura di un precedente matrimonio, e quindi generosa di spunti, prospettive, amori e affetti. Ma anche esigenze, bisogni e problematiche; perché ci consideriamo una famiglia come tutte le altre, unita, e tutto quel che i ‘benpensanti’ dichiarano contro di noi ci lascia indifferenti”.