Il video della diciassettenne di Sestri Ponente che ha aggredito una dodicenne provoca reazioni come insulti, minacce, incitamenti allo stupro della ragazza. Il direttore del Secolo XIX, Alessandro Cassinis chiede alla magistratura e alla società titolare del social network di togliere il profilo. Ricevendo in risposta un nulla di fatto
E’ lecito che una pagina di Facebook accolga decine di migliaia di messaggi intimidatori, con esplicite minacce di morte e incitamenti a commettere linciaggi, stupri e lesioni nei confronti di una ragazza di 17 anni colpevole di aver aggredito a picchiato una dodicenne in un guardino pubblico di Genova? Episodio documentato da un video diventato virale sulla rete. Con i volti delle protagoniste bene in vista, senza alcuna protezione per la vittima del pestaggio, che ha appena 12 anni. Il tutto condito dall’invito a lasciare la ragazza (pure lei minorenne) in pasto ai cani?
Il direttore del Secolo XIX, Alessandro Cassinis, ha risposto che una pratica del genere è insensata e illegale. E in un fondo ha stigmatizzato l’abitudine di permettere a chiunque, oltretutto dietro lo scudo dell’anonimato, di sfogare i propri istinti più bassi, andando ben oltre i limiti imposti dal codice penale. E ha chiesto a Facebook di ritirare immediatamente la pagina incriminata (Fra Sestri che picchia dodicenne a Villa Rossi), che aveva ricevuto 14 mila mi piace (il video già 60mila condivisioni). Facebook ha replicato con un rifiuto, opponendo non soltanto la presunta libertà di chiunque di commentare qualunque evento (salvo poi correggere il tiro, rispetto a commenti incitanti alla violenza), ma anche “la finalità educativa” che il video (mostrando il viso e indicando nome e cognome della bulla) conterrebbe: un messaggio contro il bullismo, ricavabile dalla odiosa sequenza della dodicenne presa a calci e pugni, indifesa, mentre alcuni adolescenti assistono impassibili al pestaggio.
Aveva scritto Cassinis: “Non posso accettare che nello stesso Paese e sotto la stessa Legge, ci siano due pesi e due misure per le oneste testate giornalistiche, così facili da portare in tribunale e i nuovi falsi puritani dei cosiddetti social network che censurano qualunque parvenza di nudo e opere d’arte come l’Origine del mondo di Courbet ma poi sguinzagliano i cani di Orwell (La fattoria degli animali), anonimi frustrati che abbaiano frasi senza pensiero, automatiche, come “tutto ciò che ha quattro gambe o ali è buono, tutto ciò che ha due gambe è cattivo”. Cassinis aveva chiesto a Facebook di ritirare la pagina e ai lettori di esprimere l’eventuale dissenso alla posizione del giornale, firmandosi. Concludendo con l’auspicio che il tribunale dei minori facesse il proprio lavoro e la dodicenne ricevesse giustizia per l’affronto patito.
La risposta è stata negativa e il Secolo ha controreplicato respingendo la lezioncina impartita dai gestori del social network: “L’istigazione al linciaggio di una minore, seppure bulla e violenta , è educativo? Vedere il viso di una bambina di 12 anni picchiata è educativo? Mah… Che il muro resti muro e si lasci cancellare”. Facebook attraverso i responsabili italiani ha spiegato al Secolo XIX che se i post indicano la reproba (che si era scusata pubblicamente) con nome e cognome verranno rimossi. I post ma non il video che dunque continuerà a girare sulla rete. Questa è la policy del social network globale.
La procura della Repubblica, attraverso il procuratore Michele Di Lecce, ha confessato la propria impotenza. “Per oscurare una pagina occorre una segnalazione da parte della polizia o degli interessati. Ma chiusa una pagina se ne può aprire subito un’altra”. Il legale della famiglia della bulla ha presentato una richiesta di oscuramento alla Polizia postale che prenderà contatto con Facebook. Il timore dei familiari è che questo passo possa aumentare la rabbia e le minacce nei confronti della ragazza.
Alla fine Facebook ha ceduto e si è rimangiata la strampalata impuntatura secondo la quale postare il video del pestaggio di una dodicenne da parte di una bulla di 17 anni fosse uno spot contro il bullismo giovanile. Da ieri il profilo “Fra Sestri che picchia dodicenne a Villa Rossi” non esiste più sul popolare social network. Le proteste di numerosi utenti e la nerta presa di posizione, fra gli altri, del quotidiano Il Secolo XIX hanno convinto i moderatori a togliere di mezzo la pagina che aveva ricevuto 20mila “mi piace” e 60mila condivisioni e aveva fatto, letteralmente, il giro del mondo. Raccogliendo un profluvio di insulti e minacce, anche di morte, nei confronti della picchaitrice che, terrorizzata, si è chiusa in casa e ha smesso di andare a scuola.
La ragazzina autrice del pestaggio, minorenne come la sua giovanissima vittima, ha fatto sapere di essere pentita del suo gesto e ha chiesto perdono. La famiglia della dodicenne ha replicato che il perdono verrà concesso solo se il pentimento risulterà autentico e sincero e non avanzato a fini processuali. “Il fenomeno del bullismo cresce dove mancano i valori”, il commento del cardinale di Genova, Angelo Bagnasco. “Si semina il vuoto e si raccoglie il disastro”.