Il politico ritenuto colpevole di associazione a delinquere di stampo mafioso nel processo contro la cosca Commisso, concluso con cinque condanne e due assoluzioni
Dodidi anni di carcere per Cosimo Cherubino. Tanto quanto aveva chiesto il sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo nel corso della requisitoria del processo “Falsa politica”. L’ex consigliere regionale calabrese è stato condannato dal Tribunale di Locri per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il processo contro la cosca Commisso si è concluso con cinque condanne e due assoluzioni. A Domenico Commisso sono stati inflitti 9 anni e 6 mesi di carcere, mentre per Rocco Tavernese, Damiano Rocco Tavernese e Giovanni Verbeni la pena è di 10 anni e 6 mesi. Sono stati assolti, infine, Antonio e Rocco Commisso, per i quali l’accusa aveva chiesto 9 anni di carcere.
In sostanza, il Tribunale di Locri ha confermato l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia. Per la Procura la cosca Commisso aveva in mano l’amministrazione comunale di Siderno. Anche solo per candidarsi, i politici dovevano avere l’autorizzazione del boss Giuseppe Commisso, detto il “mastro”, condannato a 14 anni nel processo Crimine. “Perché a me non interessa la politica… però se si trova uno che vuole andare, che ci tiene… noi siamo stati a disposizione, tutta la provincia lo sa che noi siamo stati a disposizione”. Era questo il “Commisso pensiero”, il leit-motiv che accompagnava tutte le elezioni che interessavano il territorio di Siderno: dalle comunali alle provinciali passando per le regionali.
Le intercettazioni ambientali registrate dentro la lavanderia gestita dal boss non lasciavano adito a dubbi circa il condizionamento della famiglia mafiosa nella vita politica della cittadina della Locride. La lavanderia del boss Giuseppe Commisso era diventata quasi un luogo di pellegrinaggio per i politici e per gli aspiranti politici. Tutti “in preghiera” dal mammasantissima per garantirsi il placet degli uomini d’onore. Quegli stessi “uomini” che, a queste latitudini, stabiliscono che “uno… quando fa i movimenti, i partiti lo mandano i cristiani e lui lo deve dire, e deve fare sempre quello che dicono loro”.
Significativo è il colloquio registrato dalle cimici della squadra mobile di Reggio: Giuseppe Commisso cerca di spiegare allo zio ‘Ntoni (patriarca della cosca), all’anagrafe Antonio Commisso, le sue scelte politiche e il motivo per il quale la “famiglia” ha scaricato il sindaco Alessandro Figliomeni, condannato a 12 anni l’estate scorsa in un altro filone dell’inchiesta: “Perché si parla una volta… – dice il “Mastro” – cose che si è stabilito nella Provincia che non si può parlare di politica. Gli uomini ti stimano e ti valutano e… deve stare zitto se no te ne vai a casa… Che cazzo, dopo che ti aiutano, che ti facciamo fare il sindaco… se no tu rompi i coglioni”.
La ‘ndrangheta aveva puntato sull’ex assessore provinciale Rocco Agrippo (pure lui arrestato nell’inchiesta “Falsa politica” e condannato in primo grado a 7 anni di carcere con il rito abbreviato) e sul consigliere regionale Cosimo Cherubino, candidato alle regionali del 2010 con il Popolo delle Libertà a sostegno del governatore Giuseppe Scopelliti. Devastanti le considerazioni dei magistrati: “Cherubino nasce, si forma come politico proprio nel contesto della cosca sidernese, assumendo via via, fra le altre componenti politiche della cosca, la funzione di punta di diamante da utilizzare per introdursi nel mondo della politica che conta ben oltre il livello comunale e provinciale”.