Quando si pensa ad un Paese spesso la prima immagine che viene alla mente è quella della capitale o di un simbolo di questa. Vale per Parigi con la Tour Eiffel, Londra e il suo Big Ben e lo stesso si può dire per l’Olanda (chi non ha pensato ad Amsterdam scriva un commento). Oltre all’arcinota città dei canali (e dei coffe-shop) il Paese ‘nasconde’ città altrettanto belle (se non di più) come L’Aja e Utrecht, e sono proprio queste che abbiamo deciso di scoprire e raccontarvi cominciando dalla prima.
Città internazionale della pace e della giustizia, L’Aja è la terza città olandese per numero di abitanti (mezzo milione) e seconda per numero di turisti. Unica città olandese sul mare, è la capitale politica dei Paesi Bassi nonché residenza della famiglia reale.
Arriviamo nel tardo pomeriggio e ad accoglierci in pieno centro storico sono le anatre e le oche del laghetto al tramonto. E’ proprio qui che nel medioevo nacque il primo embrione della città. Tutt’attorno infatti vi sono il Parlamento, l’ufficio del primo ministro (solito recarsi al lavoro in bici) e il Binnenhof (cortile interno) con il Ridderzaal (sala dei cavalieri), palazzo medievale in stile gotico del tredicesimo secolo che a prima vista si potrebbe scambiare per una chiesa dove vengono convocate le sedute inaugurali del parlamento nonché le cerimonie reali.
Ad affacciarsi sul lago anche il Museo Mauritshuis uno dei più importanti tra gli oltre quaranta presenti in città ed è proprio qui che decidiamo di recarci per primi per ammirare quella che qui hanno soprannominato ‘la Monna Lisa del nord’ ossia Ragazza con l’orecchino di perla (nota anche come la ragazza col turbante), capolavoro del pittore olandese Jan Vermeer. Oltre a questa, il museo ospita una ricca collezione del secolo d’oro olandese con opere di Rembrandt, Jan Steen e Frans Hals nonché tipici esempi di pittura fiamminga.
Dopo aver fatto il pieno di capolavori d’arte decidiamo di raggiungere Scheveningen, località balneare dell’Aja dove ci è stato detto che avremmo trovato una ricca offerta di ristoranti. Il comodissimo tram ci porta in appena dieci minuti sulla costa e lì la travel-food blogger che mi accompagna, si ferma davanti a Catch by Simonis, un ristorante sul mare con un vero e proprio banchetto di pesci e frutti di mare ben piazzato all’ingresso a cui è difficile rimanere indifferenti.
Dopo cena raggiungiamo nuovamente il centro per una passeggiata tra le vie pedonali e prima di chiudere la giornata decidiamo di ammirare la città di notte dal suo punto più alto. All’ultimo piano della Hague Tower vi è infatti un bar panoramico che con i suoi 135 metri d’altezza detiene il record di altitudine di tutto il Paese. Il giorno seguente andiamo alla scoperta della città.
Cominciamo dalla Lange Voorhout, strada tra le più prestigiose e antiche dell’Aja (costruita nel 1400) dove un tempo i nobili e gli aristocratici erano soliti girare in carrozza con il semplice scopo di farsi notare e con i suoi tigli è diventata un boulevard cui tanti si sono ispirati in Europa. Hanno la loro sede qui il Museo Escher e il prestigioso Hotel Des Indes varcando la cui soglia si respira ancora l’atmosfera che rimanda alla leggendaria Mata Hari, tra gli habitué di questa ‘istituzione’.
Continuando il nostro giro tra le strade cittadine salta ai nostri occhi la grande diversità di stili e periodi architettonici nonché l’influenza su alcuni di questi del periodo coloniale durante il quale l’Indonesia era territorio olandese (non a caso L’Aja è anche nota con il nome di ‘vedova delle indie orientali olandesi’). Influenza che è rimasta anche nelle abitudini culinarie a giudicare dal gran numero di ristoranti indonesiani presenti in città.
Raggiungiamo la Piazza 1813 al cui centro imponente davanti a noi spicca il Monumento che celebra la vittoria su Napoleone e l’indipendenza dei Paesi Bassi (avvenuta quello stesso anno). Ai margini della piazza gli alberi sul cui tronco è ancora possibile osservare le stigmate della seconda guerra mondiale. Durante l’occupazione tedesca infatti gli sfarzosi palazzi adiacenti vennero occupati dai nazisti che avvolsero gli alberi di filo spinato per dissuadere chiunque dall’avvicinarsi.
Il nostro tour continua diretto verso un capolavoro artistico: il più grande dipinto circolare del mondo (segue nella seconda parte)