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Robert Durst, il miliardario pluriomicida arrestato grazie a una serie tv: The Jinx

71 anni, erede di una delle più grandi fortune dell’impero immobiliare sulla costa est, è stato coinvolto in ben tre omicidi nel corso degli ultimi 30 anni: mentre gli spettatori attendevano la sesta e ultima puntata del telefilm basato sulla sua vita, gli agenti federali avevano già potuto visionare il girato ed eseguire il mandato di cattura

di Davide Turrini

Un pluriomicida arrestato grazie ai dettagli comparsi in una serie tv. E’ quello che è accaduto, probabilmente per la prima volta nella storia della televisione, lo scorso weekend negli Stati Uniti. In attesa della sesta ed ultima puntata della miniserie tv The Jinx, diretta da Andrew Jarecki, e in onda sulla Hbo, l’Fbi ha rintracciato, raggiunto e portato in prigione il miliardario Robert Durst, protagonista dell’opera a tinte gialle girata dal filmmaker statunitense, già autore di un altro memorabile film Capturing the Friedman (Una storia americana, in italiano ndr) su un celebre caso di pedofilia.

Mentre gli spettatori attendevano la sesta e ultima puntata della serie, intitolata “What the Hell did I do?”, gli agenti federali avevano già potuto visionare il girato ed eseguire il mandato di cattura per Durst, ricercato in tre stati, registrato sotto falso nome in un hotel di New Orleans. L’uomo, 71 anni, erede di una delle più grandi fortune dell’impero immobiliare sulla costa est, è stato coinvolto in ben tre omicidi nel corso degli ultimi 30. Il primo riguarda sua moglie Kathie McCormack scomparsa improvvisamente il 31 gennaio 1982, mentre conviveva col marito in una ricca casa del Vermont. Di lei non si è saputo più nulla fino a quando nel 2000 un’amica di Durst, Susan Berman, che aveva dichiarato di conoscere i particolari della scomparsa di Kathie è stata trovata uccisa nel suo appartamento di Beverly Hills. Nel 2001 Durst venne poi arrestato in Texas con l’accusa di aver ucciso un vicino di casa di colore, anche se venne giudicato innocente dalla giuria popolare dopo il processo.

Dopo parecchi anni di lavoro e ricerca da parte di Jarecki e dall’altro autore della miniserie Marc Smerling, in The Jinxs si è riusciti a far luce sia sull’omicidio Berman che, con un fuori onda rubato a Durst intervistato da Jarecki, su tutti e tre i casi sospetti. Nella terza puntata,  “La figlia del gangster”, l’omicidio Bergman è stato ricostruito nei dettagli. Si è venuto così a sapere sia che non c’erano stati tentativi di effrazione e che chi ha ucciso la donna era stato fatto entrare in casa senza problemi; sia la prova regina scovata dai due autori della serie che ha riaperto il caso: una lettera scritta da Durst alla Berman alcuni anni prima con identica grafia e lo stesso errore (Beverly Hills scritto “Beverley Hills”) ritrovati sulla lettera anonima pervenuta alla polizia alcuni giorni dopo l’omicidio.

All’indizio grafologico si è poi aggiunta la confessione “rubata” a Durst, il quale nonostante la ricostruzione di fiction delle sue vicende passate ha accettato di farsi intervistare all’incirca un anno fa da Jarecki e Smerling per l’ultima puntata andata in onda sulla Hbo domenica 15 marzo 2015. E’ proprio quando di fronte alla videocamera Durst viene sottoposto da Jarecki a scegliere quali delle due lettere incriminate ha davvero scritto lui che l’uomo dichiara: “La scrittura è simile, è vero. Ne ho scritta una sola delle due, ma non saprei dire quale”. L’intervista finisce, ma la videocamera continua a riprendere. Durst va in bagno ed ha ancora il microfono acceso: “Ti hanno catturato. Che disastro. Che diavolo hai fatto?”. Poi aggiunge senza un filo di emozione nella voce: “Li hai uccisi tutti, naturalmente”.

“Jarecki e Smerling hanno fatto quello che le forze dell’ordine in tre stati non erano riusciti a fare in 30 anni”, ha dichiarato Jeanine Pirro, l’ex procuratore distrettuale di Westchester County, il cui ufficio aveva indagato sulla scomparsa di Kathleen Durst per sei anni. “Complimenti a loro. Sono stati meticolosi, concentrati e chiari”. L’approccio alla materia viva e pulsante dei più sensibili casi di cronaca, Jarecki l’aveva già sviluppato mescolando tensione realistica a forzature narrative di senso un po’ artificiali già in Capturing the Friedman. Ma l’ossessione per la verità del caso Durst lo aveva già portato a girare un film di finzione su di lui basato sul ventennio 1982/2002, intitolato All the good things con Ryan Gosling nella parte di Durst e Kirsten Dunst in quelle della moglie Kathie McCormack scomparsa nell’82. Jarecki e Smerling hanno compiuto ricerche sul caso per quasi dieci anni prima di montare e infine proporre per la messa in onda Hbo, la miniserie The Jinx.

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