Un giro di vite senza precedenti. Gli agenti federali Usa hanno fatto irruzione in più di una decina di case gestite da operatori turistici che organizzano viaggi per le donne cinesi che vogliono partorire negli Stati Uniti. Un modo per garantire ai loro figli la cittadinanza americana. Le future madri pagherebbero a queste agenzie una media di 50mila dollari per vitto, alloggio e trasporto. Sebbene partorire negli Usa non sia illegale, è contro la legge non dichiararlo al momento della richiesta del visto. Di fatto il giro di affari che ve sotto il nome “turismo per partorienti” o “centri per partorienti” è un rompicapo per i governi locali. Molte agenzie pubblicizzano apertamente servizi di assistenza alle future madri (viaggio, vitto, alloggio, medici e assistenza madrelingua) e al nascituro (numero di previdenza sociale e passaporto americano). È da sempre molto diffuso a Taiwan, in Corea e in Turchia, ma ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi anni, cioè da quando è esplosa la classe media cinese.
Alcuni documenti su cui stanno lavorando gli agenti stimano che i nuovi americani nati con questo sistema siano tra i 40 e i 300mila ogni anno. Tra le tre aziende prese di mira (You Win USA Vacation Resort, Star Baby Care e USA Happy Baby Inc) la Star Baby Care ha un sito in cinese in cui afferma di aver offerto i propri servizi a 4mila donne dal 1999, anno della sua fondazione. Secondo le indagini dei federali You Win USA Vacation Resort avrebbe guadagnato centinaia di migliaia di dollari permettendo la nascita di 400 nuovi americani negli ultimi due anni. Dieci giorni fa gli agenti federali hanno fatto irruzione in una serie di appartamenti di lusso in California, nelle contee di Los Angeles, Orange e San Bernardino. Non hanno fatto nessuno arresto, ma hanno interrogato le donne scoprendo che queste ultime sono state istruite dalle agenzie. Meglio partire quando la gravidanza non è ancora evidente, ovvero tra la 24esima e la 30esima settimana, e non dichiarare il vero scopo del viaggio. Spesso gli sono stati forniti pacchetti turistici in modo da fugare ogni dubbio alle autorità di frontiera.
Non sono quindi le donne a essere sotto accusa, ma le aziende che hanno fornito questi servizi a pagamento. Potrebbero essere accusate di evasione fiscale, riciclaggio di denaro e di aver frodato le stesse future madri, presentando loro conti gonfiati per le spese sanitarie. Le autorità comunque non hanno rilasciato altri dettagli. Non si conosce il numero delle donne coinvolte né se saranno costrette a testimoniare o a tornare in patria a partorire. I media locali hanno intervistato alcune di loro. Sono tutte cinesi e affermano che dare la cittadinanza americana al proprio figlio è una sorta di garanzia per il nascituro: migliore università, miglior clima, meno inquinamento. E c’è da aggiungere che anche i genitori potranno ottenere la residenza permanente una volta che il loro figlio abbia compiuto i 21 anni.
di Cecilia Attanasio Ghezzi