Nessuna firma, ma secondo polizia e carabinieri, il riferimento al pm che 20 anni fa sgominò la banda della Uno bianca è chiaro
Una scritta su un muro, di matrice ancora ignota, lunga sei metri e indirizzata contro il procuratore aggiunto Valter Giovannini è stata trovata nella mattinata di lunedì in via Albani, a Bologna non lontano dalla stazione ferroviaria: “Valter 6 tu l’unico criminale”. Nessuna firma, ma secondo polizia e carabinieri, il riferimento al pm (colui che 20 anni fa sgominò la banda della Uno bianca) è chiaro. Inoltre chi ha usato la bomboletta spray ha scritto una parola che, in questi giorni, sembra non casuale: criminale.
Qui, per spiegare il legame, bisogna andare indietro di qualche giorno. Mercoledì 11 marzo Vera Guidetti, farmacista incensurata, era stata trovata morta nel suo letto. Prima di suicidarsi aveva tentato di ammazzare anche l’anziana madre. In casa la polizia scientifica aveva trovato un biglietto d’addio, in cui, tra le altre cose, la donna scriveva di essere stata “trattata da criminale” proprio da Giovannini, che, scriveva la donna, non le avrebbe creduto. Appena due giorni prima, lunedì 9 marzo, il pm l’aveva sentita, assieme agli uomini della Squadra mobile, come persona informata sui fatti, nell’inchiesta su un furto da 800mila euro (tra gioielli e valori) fatto da due finti tecnici del gas nella casa di un’anziana signora bolognese.
La farmacista era stata infatti intercettata al telefono con un giostraio di etnia sinti che la polizia stava seguendo perché sospettato di quel furto. Vera Guidetti, convocata in questura, davanti al pm aveva spiegato che pochi giorni prima aveva ricevuto dal presunto ladro un sacchetto e un quadro (dentro quel sacchetto, che la farmacista spiegò di non avere mai aperto, saranno poi trovati dalla polizia due anelli riconosciuti dall’anziana derubata). La farmacista aveva spiegato di conoscere il giostraio perché affezionata ai suoi bimbi piccoli che venivano spesso in farmacia. Aveva poi aggiunto a chi la interrogava di essere terrorizzata dall’idea di finire sui giornali, anche perché era stata già raggiunta dalle chiamate di alcuni cronisti.
Guidetti aveva poi portato la polizia nel suo appartamento e aveva mostrato spontaneamente una trentina di quadri (alcuni dei quali poi risulteranno rubati): la donna aveva spiegato che non ne conosceva la provenienza e che in passato il giostraio glieli aveva portati per tenerli in conto deposito. Un favore che le sarebbe stato chiesto dall’uomo, perché era stato sfrattato. Al momento del suicidio la donna non era iscritta nel registro degli indagati, mentre il giostraio è stato scarcerato per il furto da 800mila euro perché avrebbe un alibi, anche se i pm hanno fatto ricorso.
Non è la prima volta che il nome di Giovannini, affiancato a insulti e a minacce, compare sui muri di Bologna. Il 26 febbraio scorso un’altra scritta. Negli anni passati il nome del pm e un dossier su di lui era stato trovato tra le carte di una ragazza anarchica arrestata. “Piena solidarietà” e una “ferma condanna” sono subito arrivate dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, dal governatore Stefano Bonaccini e da molte altri esponenti della politica e della società regionale.