E’ considerato il complice di Martina Levato e Alexander Boettcher, accusati di aver sfigurato con l’acido Pietro Barbini il 28 dicembre scorso a Milano. Ma Andrea Magnani, 32 anni, nel corso della deposizione in aula a Milano, dove ha risposto alle domande del pm Marcello Musso, si è detto estraneo alle intenzioni dei due e soggiogato dall’amico, “regista” dell’aggressione.
Magnani, che pare abbia tentato il suicidio a causa del rimorso, sostiene di avere ignorato gli obiettivi della coppia: “Io sapevo che dovevamo fargli uno scherzo goliardico“. E precisa che i due avevano già predisposto dei bigliettini con indirizzi e numeri di targa delle auto delle vittime successive. Nella lista, da quanto si è saputo, c’erano anche la sorella di Barbini, la fidanzata di Giuliano Carparelli, il fotografo aggredito il 2 novembre in via Nino Bixio, salvo solo perché è riuscito a ripararsi con un ombrello, e un ragazzo che è spesso all’estero.
Magnani e Boettcher, arrestato il 3 febbraio scorso con l’accusa di concorso in lesioni gravissime, erano compagni di allenamenti in palestra. Per il presunto complice l’aggressore, secondo il legale di parte civile Paolo Tosoni, era un “punto di riferimento in un periodo di difficoltà personale ed economica”.
“Mi sono accorto di tutto solo quando Martina ha lanciato l’acido”, ha proseguito il presunto complice, che sostiene di essere stato il basista dei due, accompagnando la ragazza in auto e facendo le telefonate. In realtà gli era stato affidato un borsone, ma – ha detto – “là dentro c’era solo acqua“. Interrogato, Magnani si è espresso anche nei confronti di Martina Levato: “Aveva soggezione” di Boettcher, “mi dava ordini”.
Il pm Marcello Musso ha depositato nel corso del processo delle foto scattate a fine gennaio, che ritraggono le mani di Magnani con segni di corrosione. La prossima udienza è fissata per il 28 aprile, quando verranno analizzate le perizie psichiatriche degli accusati e i danni riportati da Pietro Barbini.