Dopo solo un Gran Premio, in Formula 1 è già caos. “La Mercedes sapeva un po’ di più della power unit perché alcuni di loro erano a stretto contatto con la Federazione Internazionale per definire il concetto di questo motore”, ha detto il padre padrone della F1, Bernie Ecclestone (nella foto in alto), ai microfoni di Sky Sport 24, in un’intervista che sta avendo eco su tutti i giornali italiani ma che risulta introvabile sul sito dell’emittente. “È per questo motivo che hanno avuto un inizio così forte l’anno scorso e adesso mantengono il loro vantaggio”. L’accusa contro la squadra dominante – che ha chiuso il GP d’Australia con il primo e secondo posto – è pesantissima: avrebbe tratto l’enorme vantaggio tecnologico dalla partecipazione alla stesura dei regolamenti sui motori turbo ibridi. Viene da chiedersi, se era a conoscenza di un’irregolarità così grave, perché Ecclestone abbia aspettato il primo gran premio per denunciarla.
Forse l’uscita dell’84enne chief executive della Formula One Group serve soltanto a fare pressione sulla Fia affinché cambi i regolamenti, che oggi impediscono modifiche sostanziali alla vettura, uccidendo lo spettacolo e premiando le squadre che hanno azzeccato la macchina al primo colpo. Ecclestone, infatti, spalleggia la Red Bull, la quale minaccia di ritirarsi dal mondiale se la Fia non applicherà un meccanismo di livellamento che diminuisca il gap fra le squadre. “Hanno ragione al 100%”, ha detto ieri Ecclestone alla Reuters. “C’è una regola che penso che il precedente presidente Max Mosley abbia inserito: nel caso in cui un team o un fornitori di motori abbia fatto qualcosa di magico, come ha fatto Mercedes, la Fia può livellare le cose”. Non è questione di fermare la Mercedes, ha detto l’inglese, ma di permettere agli altri team di recuperare.
Una modifica che non tutte le squadre chiedono, in realtà. Il 3 marzo, a Ginevra, Sergio Marchionne, numero uno della Ferrari, aveva detto in conferenza con la stampa italiana che modificare il regolamento sarebbe stato “estremamente sleale” nei confronti di Mercedes. “Non voglio togliere niente alla Mercedes, la voglio battere sul circuito”.
Di tutt’altra opinione, come detto, la Red Bull: l’advisor Helmut Marko (nella foto sopra) ha avanzato l’ipotesi che la squadra, dopo aver vinto quattro campionati consecutivi, abbandoni il mondiale perché il proprietario Dietrich Mateschitz rischia di “perdere la sua passione per la F1”. “Valuteremo costi e benefici come ogni anno. Se saremo insoddisfatti, potremmo contemplare un’uscita dalla F1”, ha detto Marko ai giornali tedeschi, denunciando una disparità di trattamento: ai tempi in cui la Red Bull vinceva, dice Marko, i regolamenti cambiavano sempre e “si faceva qualunque cosa per spingerci indietro”.
Dal canto il team principal della Mercedes, Toto Wolff (nella foto sotto, con i piloti Nico Rosberg e Lewis Hamilton) risponde che la Red Bull dovrebbe smettere di lamentarsi. “Vuoi competere ai massimi livelli e poi hai bisogno di un livellamento alla prima gara? Questo non è quello che abbiamo fatto noi nel passato. Io penso ‘metti giù quella dannata testa, lavora duro e cerca di uscirne’”, ha detto Wolf all’inglese Indipendent. “C’è un muro a Gerusalemme di fronte a cui puoi metterti a piangere. Forse i ragazzi dovrebbero andarci”.