Marchionne tasta il terreno e lascia aperta ogni possibilità. A Ginevra ha commentato le possibili alleanze future di FCA, tessendo le lodi del gruppo Volkswagen e di Mercedes, senza trascurare gli americani Ford e GM. Lo scopo è sempre lo stesso, trovare partner per dividere i costi o attingere al loro know-how tecnologico, in particolare su infotainment, guida autonoma e ibrido
FCA è aperta a qualsiasi tipo di partnership industriale, l’importante è che sia funzionale a risparmiare capitale. Più chiaro di così Sergio Marchionne non poteva essere e le sue risposte sulla “fanta-politica industriale”, date qua e là durante il Salone di Ginevra di inizio marzo, riescono a scatenare ogni tipo di commento. Come l’ultima della serie, riportata da Automotive News Europe, che ha definito “tecnicamente fattibili” anche gli accordi con Ford e General Motors. “Le chiacchiere tra di noi non si fermano mai, ma non c’è nulla di concreto” ha detto l’ad di FCA riferendosi alle due grandi Case automobilistiche americane, le quali, chiamate in causa senza preavviso, si sono affrettate a negare energicamente. È il gioco delle parti, che più classico di così non si può, in cui Marchionne semina dubbi e gli altri rispondono, come minimo, con dei “no comment”.
Come se non bastasse allargare un attimo la prospettiva per ricordarsi che il gruppo Fiat ha già lavorato sia con Ford sia con GM in un passato neanche tanto lontano, se è vero che in vendita ci sono tuttora due coppie di auto figlie accordi con le due aziende americane. La Fiat Punto e la Opel Corsa sono le ultime evoluzioni dei modelli arrivati sul mercato nel 2005 e nel 2006, costruiti sulla piattaforma SCCS, sviluppata durante il matrimonio Fiat-GM. E che dire della Ford Ka, assemblata nella stesso stabilimento polacco della Fiat 500, con cui condivide praticamente tutta la meccanica? Il problema è che nei segmenti A e B, dove i volumi sono ampi e i margini di guadagno ridotti, dividere i costi con qualcun altro è fondamentale. Perché ormai non sono solo i target delle emissioni e di crash test a pesare sullo sviluppo dei modelli, ma anche gli equipaggiamenti di infotainment, di cui nemmeno le citycar possono fare a meno.
Tutto ciò senza contare la diffusione dei sistemi di assistenza alla guida, cioè il preludio ai veicoli autonomi, un destino che appare inevitabile. Anche Marchionne lo sa e infatti ha detto, sempre a Ginevra, che Mercedes potrebbe essere il partner ideale “per certi versi si e per altri no”; pure i “nemici” del gruppo Volkswagen sono stati corteggiati :“Io con Martin ci parlo continuamente, sono disposto a collaborare con Martin quando vuole, sono bravi”, ha detto riferendosi al numero uno di VW Group, Martin Winterkorn. Non è certo un mistero che i tedeschi siano più avanti di FCA nell’applicazione delle tecnologie, sia della guida autonoma che dell’ibrido, due “asset” di cui il gruppo italo-americano attualmente non dispone. Insomma, Marchionne parla con tutti ed è amico di tutti, ma forse sta accantonando la sua stessa idea futuristica dei 5/6 mega gruppi industriali, in favore di una politica di accordi strategici, come quelli con Mazda per la Fiat 124 Spider o con Mitsubishi per il pick-up Fiat Professional che arriverà sulla base del nuovo L200.